Cartella esattoriale e pignoramento, i tempi che intercorrono tra le due misure: ecco i dettagli.
Avere a che fare con una cartella esattoriale non è certo piacevole. La consapevolezza di avere un debito da saldare e di rischiare conseguenze non da poco è un timore molto comune, una preoccupazione che può tenerci svegli di notte. Come sappiamo, la procedura di recupero di queste insolvenze segue un lungo e complesso iter burocratico, ma c’è un dubbio che in molti ancora hanno: quanto tempo passa tra la cartella stessa e il pignoramento?
Saperlo è, ovviamente, fondamentale, per conoscere i tempi entro i quali muoversi per risolvere la situazione in modo bonario. Per comprendere nel dettaglio tale situazione, è bene, dunque, avere contezza di quelli che sono i passaggi che conducono al pignoramento. Andiamo a vedere, allora, nello specifico, a cosa fare attenzione.
Quanto tempo passa tra cartella esattoriale e pignoramento: saperlo è fondamentale
Partiamo dal presupposto che la cartella esattoriale inviata dall’Agenzia delle Entrate ha validità di un anno. Questo significa che, se in questo lasso di tempo non si arriva al pignoramento, occorrerà inviare una nuova cartella prima di poter procedere con l’esecuzione forzata. Quando tale notifica giunge a noi, però, l’Agenzia ha il diritto di procedere con il pignoramento dei beni (conto corrente, immobili e così via) entro limiti ben precisi stabiliti dalla legge. Ma quali sono i tempi che passano tra la notifica stessa e il pignoramento vero e proprio?
Per prima cosa, occorre sapere che il pignoramento non può avvenire prima che siano trascorsi 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale. In questo lasso di tempo, l’interessato può valutare se chiedere un rateizzo, se impugnare la stessa o se saldare l’intera cifra entro i tempi stabiliti.
Laddove il pagamento non dovesse giungere, alla scadenza di questo periodo, dopo altri 30 giorni da questa, l’Agenzia assume la gestione del recupero crediti. A questo punto, decorre, in genere, un periodo di sospensione della durata di 180 giorni che può essere interrotto da una condizione specifica, come l’intervento di un giudice tributario o la decadenza dell’accordo di rateizzo. Trascorsi i 180 giorni, l’Agenzia provvederà a notificare al diretto interessato di aver incaricato l’esattore di intraprendere azioni nei suoi confronti.
Occorre, però, ricordare, che non tutti i debiti sono soggetti alla conseguenza del pignoramento, dunque tale procedura non sempre si applica. Ancora, non dobbiamo dimenticare la possibilità della prescrizione. I tempi relativi affinché un debito “decada” variano a seconda degli importi e possono andare dai 10 ai 5 anni. Fermo restando, dunque, che sanare le proprie posizioni è fondamentale e che potremmo rischiare davvero di vederci pignorati i nostri beni, si tratta comunque di una procedura non immediata e, dunque, che avremo il tempo di risolvere in modo conveniente e bonario.