Sapere che nell’aria circolano delle scadenze fiscali di un certo peso, mette in riga anche il più superficiale: 6 scadenze da tenere sotto controllo, gennaio e febbraio possono essere… pericolosi!
Mesi pericolosi per le tasche dei cittadini, su questo non ci piove, e non c’è da perder tempo. Le date in questione sono imminenti, e con tutte le novità apportate dalla nuova Legge di Bilancio, il 2025 ha reso tutto un po’ caotico. Tanti cambiamenti che si uniscono a scadenze fiscali di un certo peso. Se non si vuol pagare multe salate, è bene tenere d’occhio questi giorni e appuntarsi tutto.
La fiscalità è un dovere, l’altra faccia della medaglia di un Welfare State che garantisce ai cittadini di vivere una vita dignitosa. Il punto è che si è tanto promesso che alcune aliquote ed imposte sarebbero potute diminuire, che adesso ci si sente traditi. La prima certezza che si ha nelle prime fasi dell’anno, cioè gennaio e febbraio, è che se si saltano queste 6 scadenze, sono guai seri.
Ovviamente, non c’entra solo l’essere superficiale, perché davanti ad una società sempre più accelerata, dove tutto è in continua evoluzione, e dove il digitale manda messaggi alla velocità della luce, a volte anche fuorvianti, è chiaro che bisogna affidarsi a fonti accertate. Appunto, non c’è rigidità a prescindere, ma c’è un vivere comune che ormai è cambiato.
Quando si dice che il vivere comune è cambiato, significa che si è davanti uno stile di vita totalmente differente. Tutto è veloce, e perdersi anche solo un’informazione, potrebbe essere grave. Il punto è che dal 27 gennaio al 4 di febbraio non ci sono scuse: ci sono scadenze fiscali da non perdere, alcune delle quali… attese! La Legge di Bilancio del 2025 promette bene su certi fronti, ma su altri potrebbe far ripetere vecchie storie.
Le vecchie storie che tornano nella Legge di Bilancio 2025 sembrano come gli ex del 2024 che si fan sentire dopo un periodo di latitanza, dove però non hanno fatto alcuna introspezione. Perché ad essere andati in analisi non sono loro, ma chi ci ha avuto a che fare! Al di là dell’ironia, la metafora però non è così scontata, è sottile, va compresa.
Questo dettame economico è imprescindibile, e dopo gli studi e le proposte esaminate, non ci si può tirare indietro anche se la fiscalità non si è ridotta per come sperato. I tributi allo Stato son dovuti per garantirne una miglior organizzazione, come anche la concretizzazione dei servizi che servono tutti i giorni. Solo che di risorse ce ne sono sempre meno, e di garanzie bisogna assolutamente andarci con i piedi di piombo, perché non sono dovute.
Un tema che di certo non va dato per scontato e che si lega, è la progressività delle tasse, tema discusso anche in saggi accademici di spessore, ma che dovrebbero diventare attuali, perché di soldi si parla, e di chi li vuole risparmiare.
È un nome poco noto al pubblico, ma a livello accademico il Docente Francesco Pallante dona grande spessore al tema, analizzando nel saggio Elogio alla Tasse, ciò di cui si parla comunemente in merito a queste ultime. Ossia il punto che non è un problema pagarle, quanto il fatto di vederne un utilizzo che invece di causare benessere, obiettivo del Welfare State, causa in certi casi malessere. Quanti dei cittadini sono soddisfatti? Sempre meno, specie dopo le scadenze fiscali di gennaio e febbraio.
Assurdo che il saggio da un titolo tanto reazionario, tratti un discorso del tutto rivoluzionario e legato al presente. Senza Stato si ricadrebbe nella guerra civile, lo studioso cita Hobbes, per cui è necessario tassare, solo che bisognerebbe farlo secondo il principio dettato da Einaudi ne le Lezioni di politica sociale del ’44. Per cui, fa l’esempio della minestra e della poltrona.
Tutti devono avere la possibilità di mangiare la minestra in un Welfare State, la poltrona a teatro, un bisogno meno importante, è giusto che venga tassato di più. Concezione ribadita dallo stesso articolo 53 della Costituzione. Quindi, chi può permettersi di più, dovrebbe essere maggiormente tassato, non chiunque a macchia d’olio. Riflettere sull’importanza della tassazione è un punto chiave per far comprendere ai cittadini che sistema si trovano davanti.
Dal 27 gennaio le tasse diventano un osso duro. La prima che prevede proprio questo termine ultimo è quella dell’Intrastat mensile sia per importi maggiori a 50 mila euro, che trimestrali e inferiori di 50 mila euro. Sempre nel mese di gennaio però le spese continuano a suonare l’allarme fiscale.
Entro il 31 gennaio bisogna inviare i dati sulle spese sanitarie effettuate nel secondo trimestre del 2024. Senza dimenticare l’amato-odiato Canone Rai. Infatti, sempre il 31 gennaio segna il termine ultimo per inviare il messaggio di non detenzione o per pagare la prima rata. Mentre non bisogna sottovalutare i dati sulle retribuzioni per calcolare i contributi del mese di dicembre da parte delle aziende, meglio nota come tassa UNIEMENS. Entro la fine del mese le aziende, sia pubbliche che private, devono inviare all’INPS questi dati.
Ultime tassazioni di gennaio sono il bollo e il superbollo, termine per il pagamento di quanto scaduto a dicembre 2024. A febbraio infine, c’è la scadenza per il versamento dei contributi INPS da parte di artigiani e commercianti.
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