Cosa spinge un investitore a puntare tutto su un titolo che ha perso più del 50% del suo valore? E perché, proprio adesso, qualcuno potrebbe vedere un’occasione dove altri vedono solo rischio?
Una storia che comincia con una scelta controcorrente e un nome che evoca magia, ma che oggi si muove in un contesto molto più concreto: i numeri. Le azioni Disney sono al centro di una riflessione che potrebbe far cambiare idea anche ai più scettici.

C’è chi guarda i grafici e vede solo crolli. E poi c’è Davide, un investitore che sa bene quanto la Borsa possa sembrare spietata, soprattutto quando i titoli più blasonati scivolano in basso. Ma proprio quando molti decidono di vendere, lui fa l’opposto. Non per istinto, ma perché dietro i prezzi bassi a volte si nascondono le migliori occasioni.
Nel 2021, le azioni Disney sfioravano i 200 dollari. Oggi viaggiano attorno agli 82. Un tracollo che spaventa, certo, ma che per qualcuno come Davide rappresenta un possibile punto di ripartenza. Non è solo una scommessa: è una visione basata su dati, storia aziendale e fiducia nel lungo termine.
Un ribasso che accende l’interesse
Guardando i numeri, il quadro è chiaro: le azioni Disney sono scese da 200,54 dollari a 81,72 dollari. La differenza è abissale. Ma per chi investe, la domanda non è solo “quanto ha perso?”, ma anche “quanto può recuperare?”. Oggi, ben 30 analisti, come risulta da Marketscreener, danno un giudizio medio di Buy, con un target price di 125,50 dollari. Tradotto: un potenziale +53,58%.

Davide ha iniziato a studiare i grafici: supporti solidi in area 80 dollari, prima resistenza a 95 dollari, obiettivo di medio periodo tra 110 e 115 dollari. Non sono solo ipotesi, ma livelli tecnici che molti osservano. Certo, i rischi restano: la concorrenza nello streaming, la gestione non sempre convincente, e le incertezze macroeconomiche. Ma il mercato sconta spesso il futuro prima che accada.
Il valore oltre il prezzo: il caso Disney
C’è qualcosa che va oltre le cifre. Disney è un brand globale, capace di generare emozioni e ricavi. Nei suoi momenti migliori ha distribuito un dividendo medio dell’1,35% negli ultimi 20 anni. Un segnale di stabilità che per Davide pesa quanto le valutazioni.
Negli ultimi mesi, l’azienda ha iniziato a ristrutturare i costi e ripensare il proprio modello di business. È un percorso, non un risultato immediato. Ma chi guarda lontano sa che a volte serve pazienza. I fondamentali restano, così come la forza del marchio.
E tu, che tipo di investitore sei: uno che aspetta la conferma… o uno che agisce quando tutti dubitano?