Non solo Tesla e aziende hi-tech, la tendenza potrebbe coinvolgere anche il settore automobilistico tradizionale.
Le correzioni nei prezzi degli indici azionari sono la caratteristica fisiologica che riflette l’andamento delle nostre aspettative: alcune volte esse vengono realizzate, altre volte invece ci disilludiamo e modifichiamo le nostre scelte. È così anche per quanto riguarda l’effetto del comportamento degli investitori sui prezzi.
Per un investitore a lungo termine una correzione del 5- 10% potrebbe apparire come una piccola variazione, che incide relativamente sul rendimento finale del suo investimento. Diversamente quando le osserviamo sul breve periodo questo genere di variazioni appaiono caotiche generando perplessità sul potenziale dell’asset di riferimento.
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Queste modificazioni sono dovute a volte a prese di profitto, altre volte a modificazioni più strutturali rispetto alla percezione del valore o di un potenziale cambiamento degli equilibri economici. In questo caso, paradossalmente è l’aspettativa degli inventori rispetto a una forte ripresa dell’economia globale e americana a creare un effetto collaterale su quello che è probabilmente un mercato più appetibile rispetto ai rendimenti potenzialmente derivati dal comparto come quello tecnologico. Rendimenti che con l’aumento del costo del denaro dovuto a manovre di politica monetaria atte controllare l’inflazione, potrebbero risentire più di altri dell’aumento dei tassi d’interesse.
Più nel dettaglio, le motivazioni che giustificano la volatilità che sta caratterizzando ultimamente i prezzi delle aziende del settore tecnologico sono molteplici: si va dall’aumento dei settori in ripresa dalle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, fino alla crisi della produzione di semiconduttori. In particolare questo settore potrebbe incidere in modo significativo sulla capacità delle case automobilistiche di produrre le componenti elettroniche degli attuali modelli, preponderanti soprattutto in quelli elettrici e ibridi. Nei vertici aziendali della Renesas Electronics Corp, una delle maggiori aziende produttrici di semiconduttori al mondo, è manifesta la preoccupazione per la carenza mondiale di semiconduttori, che avvertono potrà persistere fino alla seconda metà del 2021.
Di conseguenza non solo Tesla ma anche alcune aziende automobilistiche come ad esempio Subaru, Honda e Nissan, edè probabile anche alcune case automobilistiche nostrane, potrebbero vedere rallentata la produzione con conseguenze inevitabili sull’andamento dell’economia interna. I numeri parlano chiaro: secondo i dati dell’ Organizzazione Internazionale dei Costruttori d’Automobili (OICA) la Germania è il quinto paese al mondo per produzione di automobili, con un impatto del comparto sul PIL tedesco di quasi il 5% del e direttamente su più di 800.000 posti di lavoro.
Vedremo se l’impatto sarà effettivamente scontato sulla capacità produttiva, che potrebbe causare il rallentamento produttivo di milioni di veicoli già alla fine di marzo.
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