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Crolla l’aspettativa di vita, aumentano gli assegni delle pensioni: vediamo perché

Può sembrare un paradosso ma la tragedia della pandemia avrà degli effetti positivi sull’entità delle pensioni a partire dal 2023. Vediamo perché…

Pensioni  (Google Immagini)

Gli ultimi dati dell’Istat sull’aspettativa di vita degli italiani hanno dimostrato come la pandemia da Covid 19 ha lasciato il segno, abbassando appunto l’aspettativa di vita media di oltre un anno (in zone come Bergamo addirittura di oltre 4 anni) facendola scendere a 82 anni.

Una situazione che sta avendo effetti anche sul nostro sistema previdenziale. Si tratta di una vicenda che non avrà effetti solo sull’uscita dal mondo del lavorativo, ma anche sull’entità degli assegni. Il nuovo calcolo dell’aspettativa di vita, infatti avrà un effetto notevole anche sui cosiddetti coefficienti di trasformazione. Sono i parametri principali che vanno a determinare l’assegno che incasserà ogni pensionato.

Decisivi i prossimi due anni per capire il futuro trend

Il 2023 rappresenta un traguardo importante per valutare appunto i nuovi coefficienti di trasformazione. In quell’anno partirà il nuovo adeguamento che sarà calcolato sul tasso di mortalità avutosi appunto nel 2020. Secondo previsioni, che già si possono fare, i nuovi coefficienti faranno un balzo indietro notevole nel tempo tornando addirittura al 2013.

In soldoni vale a dire che si aprirebbe una finestra positiva, anche se questo può sembrare paradossale, per gli assegni che varrebbe a dire uno stop ai tagli e un lieve aumento del reddito nel biennio 2023-2024. Chi avrà accesso alla pensione in quella fase potrebbe avere dei riscontri economici molto più favorevoli rispetto a quanto pensato fino ad oggi.

Ma a partire dal 2025, l’aspettativa di vita potrebbe tornare ai livelli pre-Covid 19 con un adeguamento differente per l’età pensionabile e per gli assegni. Questo elemento che riguarda gli anni 2023-2024 ha molta importanza, finora infatti le revisioni dei coefficienti hanno tutte avuto come conseguenza un taglio degli assegni. Dopo molti anni, la situazione previdenziale e contributiva quindi potrebbe modificarsi.

Ecco come cambierà l’età per andare in pensione

E ci sono anche altre importanti novità in vista che riguardano sull’età pensionabile, una scadenza che ogni anno fa gola a centinaia di migliaia di persone. In pratica con una speranza di vita al ribasso, di fatto si bloccherà l’innalzamento dei requisiti previsto per gli anni 2023 e 2024. Il muro dei 67 anni perciò resterà invariato; poi l’età salirà di soli 2 mesi nel periodo 2025-2026 e dovrebbe infine toccare i 68 anni solo a partire dal 2033.

Questi elementi si intersecano con la partita che il governo Draghi sta giocando circa i trattamenti previdenziali. Ad oggi non è stata annunciata nessuna vera riforma del pensionamento anticipato. L’unica certezza è che la tanto discussa “quota 100” andrà ad esaurimento a partire dal 21 dicembre di quest’anno.

LEGGI ANCHE>>>Come accedere alla pensione con solo 30 anni di contributi? Quello che in pochi sanno

Prepariamoci a un autunno “caldo” sul tema delle pensioni

Sono al vaglio una serie di proposte che parlano di una eventuale introduzione di una uscita anticipata col contributivo puro solo per talune categorie di lavoratori oppure di una “quota 102”. A quanto pare però la variegata maggioranza governativa potrebbe trovare un accordo su una uscita anticipata a 63 anni con un minomo di 35 anni di contribuzione e con una penalizzazione sull’assegno che potrebbe oscillare tra il due e il tre per cento.

Ma la strada verso questa delicata riforma è ancora impervia ed è assai probabile che lo scontro politico potrebbe accendersi in Autunno. Ma il Presidente del Consiglio sembra deciso a non rinnovare “quota 100”. Anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha ha dei dubbi sulla misura definendola troppo costosa per le già esauste casse dello Stato Italiano.

Inoltre sempre l’OCSE ha chiesto anche la cancellazione di “Opzione Donna”, la misura che prevede l’uscita anticipata delle lavoratrici con una età di 58 anni e 35 anni di contribuzione. Su questo delicato tema probabilmente scatterà una nuova proroga con il rinnovo della iniziativa anche per il prossimo anno. Moltissimo lavoratori attendono da tempo delle risposte: fra pochi mesi sapremo quale sarà il futuro del nostro sistema previdenziale.

Fabrizio Lodi

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