Settembre si è confermato un mese poco favorevole per i mercati. Sulla scia di rapidi mutamenti, riduzione della liquidità e rialzo dei tassi rimane sullo sfondo una tendenza in crescita che sembra oggi inesorabile; quella del denaro digitale.
I contanti sembrano avere un destino segnato sul binario di un rapido deterioramento delle condizioni economiche e fiscali dei Paesi e la crescita della tecnologia.
Questi due fattori stanno accelerando la diffusione dei pagamenti digitali e del cashless dovuto oggi alla diffusissima presenza degli smartphone oltre che delle carte di credito. Oltre questo oggi sempre più persone trovano conveniente gestire le proprie finanze online, con servizi finanziari spesso integrati nelle applicazioni.
I portafogli digitali sono già diffusi e si sono integrati senza clamore in uno stile di vita già consolidato. Sono esempi Apple Pay, Google Pay e Samsung. Quello dei pagamenti tramite telefono e tablet raggiungerò presto un valore di 140 mila miliardi di dollari entro 2030. Il fenomeno è diffuso con differenze regionali, con paesi molto più avanti come la Cina e altri più indietro come il sud Europa, una parte dell’Asia e l’Africa. Gli analisti di GlobalData individuano comunque nel 2030 la data di archiviazione definitiva del contante a livello mondiale.
I contanti hanno i giorni contati; uno dei fattori trainanti dei portafogli digitali è il social commerce, ossia le funzionalità di acquisto integrate nelle piattaforme di social media.
In questo quadro, i governi stanno inoltre offrendo soluzioni per un’economia che si integra in una finanza totalmente digitale. Sono esempi importanti gli sforzi concertati verso le valute digitali emesse dalle banche centrali.
L’esperimento delle valute digitali emesse dalle banche centrali coinvolge le istituzioni finanziarie già dall’estate del 2021, in un trend che si è diffuso a livello internazionale. Dalla metà di marzo 2021, la Federal Reserve si è unita alle banche centrali del resto del mondo nel tentativo di sviluppare il proprio dollaro digitale. Per quanto riguarda l’Ue anche la BCE conferma che per il prossimo futuro si affiancherà al contante la sua versione digitale, in attesa di poterlo sostituire per la maggior parte delle transazioni.
In Italia Nexi è tra le cinque società selezionate dalla Bce per testare diversi casi d’uso nei pagamenti con l’euro digitale. Caratteristiche tecniche, punti di forza e debolezza della moneta elettronica emessa dalla BCE stanno venendo messe al vaglio con l’obbiettivo di istituire un portafoglio elettronico istituzionale che sarà probabilmente accessibile tramite smartphone.
Tra le altre società impegnate ci sono CaixaBank, per i pagamenti online peer-to-peer, Worldline, per i pagamenti peer-to-peer offline, e EPI per i pagamenti presso punti vendita. Per i pagamenti in euro sugli e-commerce è stata scelta invece Amazon; la società consentirà insieme alle altre di testare sul campo sia l’infrastruttura di base, gestendo gli euro digitali e le interfacce utente.
Uno dei motivi per cui la BCE e i governi spingono l’uso dell’euro digitale è che in questo modo la banca centrale potrebbe avere accesso a tutte le transazioni in tempo reale. Questo potrebbe consentire alla banca stessa un elevatissimo grado di controllo e monitoraggio dei flussi finanziari in euro. Nonostante le dichiarazioni di difesa sui diritti di privacy dei consumatori sembra difficile immaginare l’assenza dello sfruttamento della tracciabilità di ogni transazione.
C’è anche attesa per la riunione dei ministri Ue dalla quale potrebbero uscire indirettamente in questo senso proposte interessanti. In vista del Consiglio europeo di Bruxelles del 20 e 21 ottobre, la Germania avrebbe aperto all’emissione di un debito comune dell’Ue. Questo apre la strada per un mutamento radicale anche nella gestione delle finanze dei singoli paesi che possono essere concertate con uno strumento trasparente e tracciabile come l’euro digitale. La crisi economica sta così accelerando cambiamenti che possono essere imposti in cambio di aiuti economici e riforme.
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