Polkadot fu fondato da Gavin Wood nel 2016 con la promessa di incrementare l’efficienza e il potenziale della tecnologia sulle quali si basa la finanza decentralizzata.
Polkadot è un progetto realizzato da uno dei cofondatori di Ethereum, anche per questo è divenuto nel tempo capace di mettersi in diretta competizione con quella che è la seconda delle criptovalute dopo il Bitcoin.
Polkadot ha migliorato la sicurezza e l’efficienza e la riservatezza delle transazioni, creando una blockchain che è in grado di realizzare un numero maggiore di transazioni rispetto a Ethereum, la blockchain alla quale si è ispirato il progetto. Esso è in oltre in grado di permettere agli utenti di personalizzare l’utilizzo della piattaforma, creando delle catene di blocchi parallele che funzionano con le modifiche apportate dagli utenti. Tutto questo senza necessariamente dover sviluppare dei sistemi separati, così come nei fork la separazione che avviene a partire dal codice sorgente originario e crea di fatto una catena di blocchi ed eventualmente una nuova criptovaluta.
Gavin Wood ha alle spalle conoscenze tecnico e culturale in grado di permettergli di sfidare le realtà esistenti nel settore delle criptovalute: oltre ad aver lavorato nel campo della ricerca per Microsoft, fu lui a sviluppare il linguaggio che permette di scrivere per mezzo dell’uso degli smart contract le applicazioni decentralizzate su Ethereum.
Per questa ragione Polkadot è tra i progetti che hanno le carte in regola per svilupparsi coerentemente alle aspettative di successo. Oltre a permettere la creazione di diversi tipi di blockchain chiamate parachains, che si basano sulla blockchain principale, permette l’interazione tra blockchain differenti e l’assenza della necessità di separarsi dalla blockchain di Polkadot per poter effettuare modifiche. Questi motivi potrebbero renderla un vero e proprio sistema capace di integrare nuovi progetti di finanza decentralizzata, creando un network basato su molteplici sistemi specializzati in compiti e funzioni diverse.
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Wood ha dato vita anche a una criptovaluta, DOT, associata al suo network basato sulla blockchain. Essa svolge le stesse funzioni che le criptovalute hanno in relazione all’utilizzo dei servizi che queste offrono agli utenti, è quindi utilizzata come mezzo per garantirne il funzionamento, finanziare i propri progetti e attrarre l’utenza che viene ricompensata per mezzo di questa criptovaluta.
Dot da in oltre la capacità agli utenti di partecipare in modo democratico e meritocratico all’approvazione degli aggiornamenti e quindi delle modifiche fatte su Polkadot, in base alla percentuale della criptovaluta che egli conserva, che realizza la misura con cui l’utente sta contribuendo al sostegno del progetto.
I Dot in circolazione sono stati stabiliti inizialmente a circa 10 milioni, nel tempo poi si è realizzato il bisogno di fissare la quantità emessa, che con una votazione avvenuta nel 2020 è stata fissata a un massimo di un miliardo di tokens. Mantenere conservata questa criptovaluta, senza utilizzarla per il trading, permette comunque agli utenti di guadagnare non solo da eventuali incrementi del suo valore nel tempo, ma anche dal pagamento di interessi fino al 12% all’anno.
Nonostante tutto questo Polkadot potrebbe non avere sufficienti novità da offrire, in quanto anche gli altri network come Ethereum sono facilmente in grado di operare nel tempo aggiornamenti e modifiche alla loro struttura. Essi infatti condividono molte più similitudini rispetto a quelle che servirebbero a Polkadot per renderlo un prodotto davvero alternativo. A oggi si studiano infatti soluzioni per fare in modo che questi due network siano in grado di cooperare, rendendo ad esempio le loro transazioni compatibili su entrambi i sistemi.
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