Se c’è una perdita di guadagno unita alla credibilità delle criptovalute decentralizzate, allora i trader indignati hanno ragione. Ma di preciso, cos’è successo?
Spiegare ai profani del trading cosa stia accadendo sul web è il minimo, anche perché di faide da cui apprendere, ce ne sono ben poche. Questa è una di quelle contestazioni che potrebbe dare dei frutti a chi sta imparando a navigare nelle acque degli investimenti in criptovalute, specie se si è tra coloro i quali han affidato “anima e core”, a quelle decentralizzate. Dove sta la beffa a cui segue il danno?
Si parla di complicazioni per chi ha scelto le criptovalute decentralizzate, ma di cosa si tratta? Nello specifico, si indicano quelle monete digitali che per le loro caratteristiche uniche, permetterebbero ad ogni trader di gestire in maniera abbastanza autonoma, le risorse che posseggono. In poche parole, sono piattaforme peer-to-peer che consentono ai trader di inviarsi e ricevere criptovalute in maniera diretta.
Come già accennato, ciò non solo conferisce loro piena autonomia, ma anche un forte controllo dei propri wallet, cioè gli strumenti di pagamento elettronico che di solito si rilevano come App. Così, riescono ad accedere a tanti token mediante una chiave privata. Ecco che i vantaggi sembrerebbero tanti, peccato che secondo alcuni siano solo “chiacchiere”, svelato il mistero.
Critiche alle criptovalute decentralizzate: dopo la beffa arriva il danno!
Appurato che le criptovalute decentralizzate abbiano delle ottime aspettative e condizioni di base, bisogna capire dove i trader più esperti, rilevano una vera beffa che a sua volta comporta il danno. Poiché i meno bravi, devono capire come muoversi, mentre i professionisti per restare tali, non devono perdere la rotta del miglior investimento possibile.
In pochi minuti, sveliamo l’arcano, soprattutto la modalità per non lasciarsi “fregare” da un sistema che a volte presenta qualche lacuna. Secondo gli analisti più esperti, nonostante le cripto siano definite “decentralizzate”, in realtà molti ecosistemi sono alla fin dei conti, gestiti da gruppi abbastanza concentrati di miner e sviluppatori.
È il caso di Bitcoin e Ethereum, per cui pochi pool di mining dominano la loro potenza computazionale, rischiando a loro volta attacchi ad una percentuale abbastanza elevata, cioè del 51%. Aggiornamenti critici, come gli hard fork, sono decisi da team di sviluppo o fondazioni che in realtà li controllano. In poche parole, è un gruppo ristretto che ha quindi le “mani nella marmellata”.
Quindi, la beffa di poter gestire in autonomia sarebbe sventata, poiché si è creata una “decentralizzazione illusoria”. Allora, si afferma uno squilibrio di potere che fa venire meno l’ideale originario delle crypto, rendendo vulnerabili le reti, non solo da errori umani, ma da manipolazioni altrui. Ergo, autonomia e pieno controllo… sono un’utopia anche nella monetizzazione digitale!