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Criptovalute

Criptovalute deboli, le banche possono ora deciderne il futuro?

Le piattaforme di criptovalute e gli asset digitali hanno svolto un ruolo importante indirettamente per l’economia che avrebbero voluto superare; quella delle banche.

Le società di criptovalute, operano in un circuito chiuso, profondamente interconnesso al suo interno ma con poche connessioni significative con la finanza tradizionale.

Fino a oggi un mercato di nicchia rimasto in parte confinato in un sistema finanziario parallelo. Le recenti notizie delle sue difficoltà non hanno minimamente influito sulle principali borse né su società quotate diverse da quelle nel settore.

Non sembra per il momento esserci una interrelazione tra criptovalute e sistema finanziario tradizionale. Se questo è riuscito a comprenderle in parte è a tutto vantaggio delle banche e del sistema centralizzato che le criptovalute avrebbero voluto sostituire rendendolo obsoleto.

Una classe di asset che un tempo valeva circa 3.000 miliardi di dollari che ha perso in meno di un anno il 72% del suo valore rimane al centro degli interessi degli investitori. Gli Exchange hanno dato l’esempio al sistema bancario di come si potesse sfruttare la tecnologia per creare valore, effettuare prestiti e fare nuovi investimenti.

La reputazione delle criptovalute ha lasciato scettici investitori come Warren Buffett e Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase & Co. A questo si è affiancato il sospetto delle autorità di regolamentazione restie al coinvolgimento delle banche. Negli ultimi anni la situazione ha visto tuttavia diversi istituti offrire criptovalute, e lo stesso mercato Usa ha regolamentato futures sul Bitcoin.

Il crollo definitivo di quest’anno sulle criptovalute è un nuovo capitolo in cui sono le banche a essere i vincitori

Si entra in un nuovo capitolo in cui anche le banche hanno effettuato investimenti di private equity in società di criptovalute, nonché sulla stessa blockchain rendendosi di fatto più efficienti. Senza riconoscimento istituzionale, un prestatore di ultima istanza e depositi assicurati per il controvalore emesso la regolamentazione delle criptovalute incerta lascia tutto il vantaggio all’economia tradizionale.

Se l’economia ha chiaramente bisogno di un sistema bancario e di una valuta stabili, se la caverà benissimo anche senza criptovalute. Al contrario sono queste a chiedere di venire regolamentate per incrementare la fiducia del pubblico verso questi asset ancora piuttosto speculativi dato soprattutto il valore fondamentale sconosciuto.

Le criptovalute sono state sfruttate e verranno messe da parte dalle banche stesse? Sembra possa essere così, è il caso dello sviluppo delle valute fiat digitali.

Il processo è iniziato a ottobre dello scorso anno, e finirà a ottobre del prossimo. Il Consiglio Direttivo della BCE così come la Fed decideranno il futuro delle criptovalute. Valute virtuali come il dollaro o l’euro digitale svolgeranno la stessa funzione delle banconote nel mondo tradizionale; sanno così complementari alle funzioni di pagamento esercitate dalle banche con i depositi, gli assegni, i bonifici e i prestiti. La scommessa è farlo rispettando regole cruciali, come la privacy. A quel punto la differenza con le criptovalute per il grande pubblico sarà a tutto vantaggio delle istituzioni.

Cosa succederà dopo? L’Italia sta andando sempre di più verso i pagamenti digitali, elettronici, contactless. Questo progresso continuerà nel nostro paese come in altri. Il problema dei limiti al contante ha a che fare con l’evasione. La legislazione attuale diverrà superflua per l’impossibilità di violare regole una volta che gli scambi con le valute digitali, anche se anonime, potranno essere tracciate in caso di controlli autorizzati?  

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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