Cosa succede davvero ai mercati tra maggio e ottobre? La verità sorprendente

Ti sei mai chiesto se davvero i mesi estivi siano nemici degli investitori? Da oltre un secolo c’è una regola non scritta che invita a vendere a maggio e starsene lontani dai mercati fino all’autunno. Ma nel 2025, ha ancora senso seguire questo consiglio?

Tra statistiche passate e nuovi scenari economici, oggi più che mai serve capire se il vecchio adagio può ancora guidare le nostre scelte. E occhio: quello che pensiamo di sapere sui mercati potrebbe essere molto diverso dalla realtà di oggi.

Grafici mercati
Cosa succede davvero ai mercati tra maggio e ottobre? La verità sorprendente-trading.it

Immagina di essere Andrea: curioso, appassionato di finanza, con la voglia di scoprire se davvero i proverbi di Borsa abbiano un fondamento. Da settimane legge, confronta dati, ascolta opinioni. Il dato che salta subito all’occhio è chiaro: dal 1898, i rendimenti dal 1° maggio al 30 ottobre sono stati spesso inferiori rispetto al periodo giugno-settembre. Eppure, Andrea si domanda: nel mondo iperconnesso e instabile di oggi, questa regola ha ancora senso? O rischia di farci perdere opportunità preziose? Non basta guardare al passato. Per capirci qualcosa, bisogna anche ascoltare chi ogni giorno studia i mercati da vicino: le grandi banche d’affari.

Sell in May and Go Away: quanto conta davvero oggi?

Il vecchio consiglio di “Sell in May and Go Away” nasce in un contesto storico ben diverso dal nostro. A fine Ottocento, i mesi estivi coincidevano con il rallentamento economico per eccellenza: pochi scambi, meno notizie, investitori in vacanza. Era naturale vedere i mercati perdere vigore.

Prezzi mercati
Sell in May and Go Away: quanto conta davvero oggi?-trading.it

Ma nel 2025, ha ancora senso? Andrea si addentra nei numeri: i dati mostrano che, sì, mediamente i rendimenti estivi sono stati più bassi, ma anche molto variabili.

In un mondo dove algoritmi, notizie in tempo reale e investimenti automatici dominano il mercato, i movimenti stagionali sembrano meno prevedibili. Alcuni anni i mesi estivi sono stati ottimi per comprare azioni sottovalutate. Altri, invece, hanno confermato il vecchio detto. Insomma, prendere decisioni rigide basandosi solo su una statistica può rivelarsi pericoloso. Andrea capisce che, oggi, la differenza la fa la gestione attiva e non l’adesione cieca ai proverbi. E così la regola del “Sell in May”, più che un comando, diventa uno spunto per ragionare meglio su come affrontare i mesi più caldi dell’anno.

Le opinioni delle banche ad aprile 2025: tra cautela e ottimismo

Guardando le analisi più recenti, emerge un panorama meno netto di quanto ci si potrebbe aspettare. Goldman Sachs continua a credere nella forza dell’azionario USA, pur consigliando di puntare su settori solidi e innovativi come la tecnologia verde. Morgan Stanley invece avverte che, dopo i forti guadagni di inizio anno, la volatilità estiva potrebbe riportare un po’ di nervosismo nei mercati. Nessuno però, nemmeno i più prudenti, invita a vendere tutto e uscire.

Anche JPMorgan, voce molto ascoltata, invita alla gestione del rischio senza cadere nel panico: il 2025 resta un anno positivo, ma richiede scelte intelligenti. In pratica, mentre un tempo si pensava di staccare completamente la spina nei mesi caldi, oggi si parla di essere selettivi, adattivi e pronti a cogliere eventuali opportunità. Andrea, tirando le somme, capisce che l’importante non è fuggire, ma sapere dove e come restare investiti. E forse, a ben guardare, è proprio questo il modo migliore per affrontare il futuro.

Gestione cookie