Cosa sono i periodi neutri e quando incidono sulla pensione? La verità poco conosciuta

Validare contribuzione utile, i periodi neutri possono salvare la pensione in modo inedito.

I periodi neutri possono incidere sulla pensione, il punto è capire come. Trattando un caso di versamento di contributi volontari per conseguire i requisiti per quella di vecchiaia, si apre il “vaso di Pandora”, perché si scopre qualcosa di inedito che potrebbe riguardare tanti cittadini.

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Cosa sono i periodi neutri e quando incidono sulla pensione? La verità poco conosciuta- Trading.it

Per versare i contributi volontari ci vuole l’autorizzazione dell’INPS, riuscendo a far valere nei 5 anni precedenti, almeno tre di contributi effettivi. In questo meccanismo di calcolo, non si considerano quelli figurativi.

Ma se non si hanno questi requisiti, è possibile comunque ottenere il benestare, a condizione che si riesca a far valere nella vita assicurativa, minimo 5 anni di versamenti, per un totale di 260 settimane.

Nel calcolo dei 5 anni di contributi precedenti alla domanda, non si aggiungono i periodi in cui non c’è stata attività lavorativa. Questi periodi si chiamano “neutri”, e si escludono dall’accertamento dei 5 anni in questione.

I periodi neutri sono i momenti in cui si è prestato servizio militare, o si è stata in maternità, o ancora in una condizione di malattia certificata, anche se non indennizzata. Se per esempio una persona avesse fatto un anno di malattia, dovrebbe considerare il calcolo dei contributi, solo a partire da sei anni prima della domanda.

Chiarimenti sui periodi neutri e la pensione: funzionamento della neutralizzazione

Bisogna chiarire la questione, perché non basta capire cosa siano i periodi neutri per comprenderne il funzionamento. Questo prende il nome di “neutralizzazione” e si consolida in questo modo sulla pensione.

uomo mette moneta in salvadanaio
Chiarimenti sui periodi neutri e la pensione: funzionamento della neutralizzazione- Trading.it

La Naspi è riconosciuta ai lavoratori che riescono a far valere 13 settimane di contribuzione, rispetto la disoccupazione dei 4 anni precedenti. Servono tutte le settimane indennizzate, purché ci sia erogata una retribuzione non minore ai minimali settimanali indicati dalla normativa.

Per perfezionarle servono contributi previdenziali, figurativi, e periodi di lavoro all’Estero dove è prevista la totalizzazione (Stato membro UE o convenzionato) e momenti di astensione per malattia di figli fino a 7 anni di età.

Secondo il meccanismo di neutralizzazione questi periodi non sono utili per perfezionare i requisiti per la richiesta della Naspi, ma comunque consentono di ampliare la tempistica entro cui scovare il requisito che serve. L’inoccupazione o la disoccupazione non innescano la neutralizzazione, e non comportano l’interruzione delle ricostruzione del periodo di osservazione.

Possono invece essere soggetti a questo meccanismo i periodi coperti da contribuzione figurativa, purché derivino da malattia o infortuni sul lavoro; cassa integrazione; situazione di gravità; congedi e permessi da legge n. 104/1992; aspettativa non retribuita per funzioni sindacali o pubblico elettive; e infine, lavoro all’Estero in un luogo con cui l’Italia abbia accordi in materia di assicurazione davanti uno status di disoccupazione.

Cosa si evince? Che se ci sono i periodi di neutri, si cercano i requisiti mancanti in un arco di 4 anni, il quale si estende a un ulteriore arco di tempo, uguale a quello del periodo neutro. Il meccanismo in questione è l’unico capace di individuare le settimane di contribuzione che servono in un periodo maggiore a 4 anni.

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