Cosa rischi in busta paga quando tuo figlio si ammala

Se tuo figlio si ammala e devi restare a casa dal lavoro, sei sicuro di sapere cosa succede al tuo stipendio? La risposta non è sempre scontata. Tra norme statali, contratti collettivi e certificati medici, il rischio di vedersi decurtata la busta paga è più concreto di quanto si pensi.

Eppure, molti lavoratori credono che tutto sia garantito per legge. Spoiler: non è così. Quel lunedì mattina, Nunzio ha ricevuto una chiamata dall’asilo: suo figlio aveva la febbre alta.

Termometro
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Ha preso l’auto, è corso a prenderlo e poi si è messo in permesso. Il giorno dopo, in ufficio, ha chiesto al collega Marco se quei giorni sarebbero stati pagati. Marco, padre di due bambini, gli ha risposto con calma: «Dipende. Non sempre la legge copre tutto. Devi guardare bene il tuo contratto». Per Nunzio, come per tanti altri genitori, era il momento di capirci davvero qualcosa.

Permessi per malattia del figlio: cosa dice la legge e cosa rischi in busta paga

La normativa di riferimento è il Decreto Legislativo n. 151 del 2001, noto come Testo unico sulla maternità e paternità. L’articolo 48 stabilisce che i giorni di assenza per malattia del figlio si considerano nell’anzianità di servizio. Questo vuol dire che non penalizzano il lavoratore sul piano normativo. Ma l’aspetto economico è un’altra storia.

Bambino con febbre
Permessi per malattia del figlio: cosa dice la legge e cosa rischi in busta paga-trading.it

Secondo l’articolo 49, queste assenze non sono retribuite. Fino al terzo anno di età del figlio, il genitore ha comunque diritto alla copertura previdenziale tramite contribuzione figurativa. Questo permette di non perdere contributi pensionistici. Dai tre agli otto anni, invece, si possono prendere al massimo cinque giorni all’anno, e non sono previsti né stipendio né contribuzione.

Tuttavia, molti contratti collettivi offrono condizioni migliori. Alcuni, come quello del pubblico impiego, prevedono permessi retribuiti o parzialmente retribuiti. Altri, come il commercio o il metalmeccanico, sono più restrittivi. Per questo è essenziale leggere con attenzione il CCNL applicato al proprio contratto di lavoro.

Come funziona nella pratica e cosa ha detto la Cassazione

Per usufruire dei permessi, serve un certificato medico rilasciato da un pediatra del Servizio Sanitario Nazionale o convenzionato, che trasmette il documento all’INPS. Quest’ultimo, a sua volta, lo inoltra al datore di lavoro. Senza questo passaggio, l’assenza può risultare ingiustificata.

In busta paga, i giorni non retribuiti si fanno sentire. Nunzio, dopo aver consultato l’ufficio del personale, ha scoperto che il suo contratto metalmeccanico non prevede il pagamento di questi permessi. La copertura previdenziale per i primi tre anni del figlio è garantita, ma lo stipendio no.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21504 del 2019, ha confermato che non è discriminatorio non retribuire i permessi per malattia del figlio, se ciò è previsto dalla legge o dal contratto collettivo. Il diritto ad assentarsi, infatti, è garantito, ma non comporta automaticamente il diritto alla retribuzione.

Per Nunzio, quei due giorni sono stati un sacrificio economico, ma necessari. Conoscere le regole, e soprattutto il proprio contratto, gli ha permesso di affrontare la situazione con consapevolezza. E la prossima volta, saprà esattamente cosa aspettarsi.

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