L’importanza deI contributi previdenziali e pensione non è una novità, tuttavia ci sono alcune cose che tutti dovrebbero sapere.
Per i lavoratori italiani è previsto l’obbligo di versamento dei contributi previdenziali in misura proporzionale al reddito percepito. Questa tutela contributiva permette ai cittadini italiani, che raggiungono i requisiti minimi richiesti, di accedere ad assegno pensionistico, che viene erogato mensilmente.
I contributi previdenziali sono un argomento molto importante, perché permettono ai lavoratori italiani, che raggiungono una certa età e un numero di anni contributivi, di percepire la tanto agognata pensione.
La contribuzione rappresenta una sorta di premio assicurativo perché permette al lavoratore di accedere anche ad ulteriori sostegni (oltre a quello pensionistico) come la malattia, la maternità e la disoccupazione.
Ovviamente questi vantaggi non sono estesi ai lavoratori autonomi che, a fronte di un versamento minore di contributi, hanno la possibilità di accedere unicamente alla pensione.
Oggi scopriremo quanti contributi servono per andare in pensione.
I contributi previdenziali rappresentano un importo che deve essere versato mensilmente o annualmente. Essi vengono calcolati sulla base della retribuzione lorda del lavoratore.
Quelli di cui stiamo parlando solo i cosiddetti contributi previdenziali obbligatori che sono previsti dalla legge italiana. Essi sono obbligatori per tutti coloro che svolgono un’attività lavorativa sia di tipo subordinato che autonomo.
I contributi vengono versati durante gli anni di lavoro in riferimento alla retribuzione percepita dal cittadino.
Le aliquote contributive non sono uguali per tutti, esse dipendono da diversi elementi come:
Nel settore privato l’aliquota contributiva prevista è pari al 33% della retribuzione, che è anche definita base imponibile. Di questa percentuale il 23,81% è a carico del datore di lavoro mentre il 9,19% è a carico del dipendente.
Le novità introdotte nel 2022 provocheranno una riduzione dell’aliquota che grava sul lavoratore che diventerà pari al 8,39%. Della differenza se li farà carico l’Istituto previdenziale.
Se per il lavoro dipendente c’è una partecipazione contributiva, che è in parte a carico dell’azienda e in parte a carico del dipendente, nel caso dei lavoratori autonomi il versamento spetta interamente al contribuente.
I versamenti contributivi obbligatori devono seguire determinate regole sia sulle modalità di calcolo che in merito ai termini. In caso di inadempienze sono previste sanzioni civili, amministrative e in alcuni casi anche penali.
I contributi devono essere versati nella gestione previdenziale specifica. L’INPS dispone di una cassa riservata ai lavoratori dipendenti pubblici e privati, e una riservata ai lavoratori autonomi e collaboratori.
Infine, esistono le casse di liberi professionisti che sono gestite da enti previdenziali di diritto privato, dunque non dall’INPS.
È chiaro che all’Istituto previdenziale italiano risultano iscritti la maggior parte dei lavoratori del Bel Paese.
Attualmente in Italia esistono due regimi di calcolo contributivo:
In ogni caso, il minimo contributivo richiesto per entrambi i regimi è:
La legge italiana prevede dei casi per i quali è possibile accedere ad un assegno di pensione pur non avendo raggiunto il numero di anni contributivi sufficienti. Questo è il caso della:
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