Dal 23 aprile cambia qualcosa, e non è solo una questione di numeri. Chi è abituato a combattere con scadenze e ritardi lo sa bene: anche una piccola variazione può alleggerire un peso. Ecco perché c’è chi guarda con interesse a questa novità silenziosa, ma non per questo trascurabile. Il punto non è solo quanto si paga, ma anche come e quando conviene muoversi.
Chi si trova a dover rateizzare un debito sa bene cosa significa dover fare i conti anche con gli interessi. Non è solo un problema tecnico o burocratico: è una questione di sostenibilità.

Un’impresa che fatica a rispettare i versamenti, un lavoratore autonomo alle prese con un momento complicato… tutti possono trovarsi nella situazione di dover chiedere tempo all’Inps.
E quando quel tempo costa un po’ meno, vale la pena fermarsi e capire come approfittarne. Non è una rivoluzione, certo. Ma in tempi incerti, ogni margine di risparmio può fare la differenza.
Cosa cambia dal 23 aprile per chi paga a rate
Dal 23 aprile 2025, chi presenta una nuova domanda per rateizzare i contributi Inps troverà un tasso d’interesse più basso: 8,40% annuo, rispetto all’8,65% applicato in precedenza. Il cambiamento arriva dopo la decisione della Banca Centrale Europea di abbassare il tasso di riferimento al 2,40%.

Attenzione, però: questo nuovo tasso si applica solo alle richieste inoltrate da quella data in poi. Le rateazioni già in corso continueranno a essere calcolate con il tasso precedente. Non è possibile ottenere la nuova condizione se non estinguendo anticipatamente il piano in corso e ripresentando la domanda, cosa che spesso non conviene.
Anche se la differenza può sembrare minima, su cifre importanti e con piani lunghi la variazione si fa sentire. In un contesto economico incerto, un risparmio anche piccolo può aiutare a rimettere in ordine i conti.
Quanto si risparmia davvero
Facciamo un esempio pratico. Su un debito di 8.000 euro rateizzato in 12 mesi, il tasso precedente comportava circa 358 euro di interessi. Con l’8,40% si scende a 336 euro: 22 euro in meno.
Su cifre più alte, la differenza cresce. Un piano biennale su 35.000 euro, con l’8,65%, avrebbe generato circa 3.150 euro di interessi. Con il nuovo tasso si arriva a 3.020 euro, con un risparmio di 130 euro. Nulla di rivoluzionario, ma quanto basta per preferire un’opzione più leggera.
Alla fine, la vera domanda è: conviene aspettare o fare domanda adesso? A volte la risposta sta nei dettagli, e in quei numeri che sembrano piccoli ma raccontano molto più di quello che immaginiamo.