Le aziende produttrici di beni che vengono esportati all’estero o che acquistano beni d’importazione sono soggette al rischio cambio.
La variazione del costo delle materie prime o della valuta con cui è effettuato un pagamento è in grado di erodere il valore finale della produzione e violare in negativo l’aspettativa di rendimento.
È possibile proteggersi dal rischio cambio per mezzo degli strumenti derivati, come i contratti forward.
I forward sono strumenti derivati che vengono negoziati su mercati Over The Counter, ovvero non regolamentati. Questi contratti di compravendita stabiliscono la natura, la durata e il prezzo di una transazione, fissando il pagamento del bene in una data futura. In quanto stipulati in un mercato non regolamentato, la stipula e il rispetto del contratto non è garantita da una normativa che protegge i contraenti dal rischio di insolvenza.
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Come viene usato il contratto forward?
Un contratto forward può essere utilizzato per
- finalità di copertura dal rischio,
- a protezione contro le fluttuazioni negative del mercato valutario,
- arbitraggio tra il valore dello stesso bene scambiato su mercati differenti,
- speculazione in previsione di una variazione favorevole del prezzo rispetto l’apertura della propria posizione.
Grazie a questo contratto un’azienda può avere la certezza dell’importo finale che gli verrà corrisposto o che essa dovrà corrispondere per il pagamento di un bene. È uno strumento, così come il Future, che permette di avere delle garanzie sui flussi finanziari in entrata o in uscita, per transazioni che avvengono sul lungo periodo.
A cosa serve un contratto forward?
Un esempio concreto del funzionamento di un forward può essere rappresentato da un’azienda italiana che deve vendere negli Stati Uniti 10.000 euro di prodotti alimentari. Il referente americano si impegna ad acquistare 10.000 EUR per USD al tasso di cambio di 1,20 fino al 10 maggio 2022. Ogni volta che l’azienda ha necessità di pagare il suo fornitore italiano, può attingere al suo contratto forward e inviare alla propria controparte il corrispettivo in euro al tasso di cambio fissato, evitando tutte le eventuali variazioni di prezzo che le valute potrebbero avere nell’arco di un anno.
Questo contratto può essere utile quando un’azienda conosce con certezza il corrispettivo futuro di una propria esposizione contrattuale, ma è incerta rispetto alle tempistiche con le quali verrà effettuato il pagamento, in relazione ad esempio a un bene che dev’essere ancora prodotto o può essere impiegato in base a variabili stagionali, o ancora per un’attività di business di cui non si conoscono ancora gli afflussi relativi alla domanda durante il periodo concordato.
Le differenze tra un contratto future e un forward è che questo contratto non ha nessuna quotazione ufficiale, per questo è generalmente più costoso. Anche per l’assenza di un mercato che garantisca in modo efficiente l’incontro tra le controparti, il suo termine e gli importi sono flessibili, per la sua stipula non vengono richiesti margini di garanzia, ma anche per questo espone i contraenti al rischio di credito e di insolvenza.