Cosa si rischia prelevando contanti dal conto corrente? Verifichiamo i rischi e quali operazioni non comportano il controllo dell’Agenzia delle Entrate.
Da premettere che l’Agenzia delle entrate può sempre ricostruire ogni movimento che è effettuato sul conto corrente, sia in entrata che in uscita. Quindi, sono inclusi tutti le operazioni: bonifici, versamenti di assegni o contanti, prelievi al bancomat e allo sportello in banca. Per tutte queste operazioni, l’Agenzia delle Entrate può operare dei controlli per verificare la liceità delle operazioni. Ma analizziamo quali sono le operazioni che non destano sospetto.
La questione, alquanto spinosa, è stata più volte affrontata dalla Cassazione. Nelle varie sentenze, infatti, la Corte ha più volte spiegato ai contribuenti i rischi che si corrono si effettuano operazioni sospette. Queste operazioni possono essere soggette al controllo del Fisco perché considerate manovre evasive.
Nei controlli che effettua l’Agenzia delle Entrate i versamenti effettuati in contanti sul proprio conto corrente, oppure, con bonifico da un altro conto o con versamento di assegno, possono essere considerati un ricavo che deve essere sottoposto alla tassazione in vigore. Il contribuente dovrà dimostrare la prova contraria che deve essere certa (ad esempio, un documento che attesti il passaggio di denaro con una marca da bollo temporale). In effetti, il contribuente ha due possibilità:
a) l’importo che ha versato sul conto corrente lo inserisce nella dichiarazione dei redditi, e quindi, lo sottopone alla tassazione IRPEF. In questo modo evita ogni rischio di accertamento fiscale;
b) può non dichiarare l’importo nella dichiarazione dei redditi, ma, deve conservare gelosamente le prove scritte della natura del versamento che prevedono l’esenzione dalle tasse. Ad esempio un atto di donazione, un risarcimento, una vincita al gioco, eccetera. Donare soldi ai figli ricaricando la PostePay: attenzione al Fisco
Ricordiamo che non esiste un limite per i versamenti sul conto corrente, tuttavia, la banca può chiedere la provenienza del denaro ai fini dell’antiriciclaggio. Si possono verificare all’atto del versamento due ipotesi: la prima riguarda il versamento di contanti oltre la soglia di tracciabilità. Ricordiamo che dal primo gennaio 2022, il limite di versamento è fino a 999,99 euro, chi infrange la legge si espone a sanzioni che vanno da 1.000 a 50.000 euro. In questo caso il correntista è tenuto a giustificare la motivazione del versamento.
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Invece, la seconda motivazione riguarda il caso in cui il correntista non produca giustificazioni considerate idonee. In questo caso la banca procede con la segnalazione all’UIF (Unità di Informazione Finanziaria).
L’UIF, dopo un controllo e se ritiene che le operazioni siano indizi di reato, inoltra la segnalazione alla Procura della Repubblica.
Non c’è una distinzione di contribuenti, tutti sono soggetti al controllo del Fisco se non rispettano la normativa o effettuano dei prelievi non giustificati.
Rispetto ai versamenti i prelievi sul conto corrente bancario o postale, sono meno soggetti ai controlli in quanto non si ipotizzano redditi non dichiarati. Una recente sentenza della Cassazione, sul tema di prelievi sul conto corrente, ha accolto il ricorso di un contribuente, specificando che per i redditi diversi, i prelievi (anche se non giustificati) non possono mai essere far scattare il controllo del Fisco per presunzione di evasione fiscale, a prescindere se il contribuente esercita un’attività di natura lecita o illecita.
Per i titolari di reddito di impresa, i prelievi hanno valore presuntivo, infatti, gli imprenditori hanno l’obbligo di giustificare i prelievi di importi superiore a 1.000 euro fino al massimo di 5.000 euro al mese. Ricordiamo che se anche i prelievi non sono soggetti al controllo dell’Agenzia delle Entrate, se l’importo supera i 10.000 euro in un mese, la banca deve inoltrare segnalazione all’UIF, che a sua volta valuterà l’operazione e se inviare la comunicazione alla Procura della Repubblica.
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