Quando si apre un conto corrente cointestato bisogna fare molta attenzione ai dettagli: ad esempio, il tipo di firma può cambiare davvero tutto. Scopriamo insieme di cosa si tratta e come procedere con cautela.
Il conto corrente cointestato è un tipo di strumento molto utilizzato dalle coppie al momento del matrimonio. Esso, infatti, è comune qualora si voglia aderire al regime della co-intestazione dei beni. Non solo: non di rado membri dello stesso nucleo familiare decidono di aprirne uno. In tutti questi casi, però, bisogna fare sempre molta attenzione.
Nel caso del conto corrente cointestato, infatti, una tipologia di firma piuttosto che un’altra, può cambiare davvero tutto. Ecco maggiori dettagli sulla questione e come fare per procedere con cautela.
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Gli intestatari di un conto corrente cointestato, al momento dell’apertura in qualsivoglia istituto di credito sono chiamati ad apporre la propria firma. In questo caso esistono due tipologie di firme diverse tra le quali fare distinzione: la firma congiunta e quella disgiunta.
La distinzione tra le due è fondamentale ai fini della fruizione stessa del conto: infatti, esse si differenziano proprio nei poteri che entrambe concedono ai destinatari. Ad esempio, nel caso di firma congiunta, una qualsiasi operazione o transazione avrà bisogno dell’approvazione di tutti i titolari per essere permessa.
Al contrario, invece, una firma disgiunta concede più libertà ai titolari permettendogli di agire in modo completamente autonomo. Tuttavia, nel caso di operazioni molto più rilevanti quali, ad esempio, la chiusura del conto stesso, la normativa in materia diventa molto più stringente.
Nel caso in cui si voglia chiudere un conto corrente cointestato, ritorna utile la distinzione sopraccitata tra i due tipi di firme. Per la chiusura di un conto cointestato, infatti, di norma servono le firme di tutti gli intestatari e poi la somma residua viene suddivisa tra di loro.
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In alcuni casi limite però, e solo nel caso di conto corrente con firma disgiunta, è possibile che il conto venga chiuso e la somma restate venga concessa a uno dei titolari. Casi del genere sono avvenuti e dopo una sentenza della Cassazione non vi sono state particolari ripercussioni.
Al contrario, invece, la Corte di Cassazione ha posto la questione della solidarietà tra la banca e i correntisti. In particolare, tale procedura può essere applicata in casi gravi come, ad esempio, il decesso di uno dei cointestatari.
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