Gli analisti continuano a monitorare la situazione ma si stanno moltiplicando gli alert che indicano un possibile crollo dei mercati.
Una serie di fattori sta trainando potentemente i mercati in questo ultimo periodo. Il Dow Jones Industrial Average (DJJ), l’S&P 500 broad-based (GSPC) e il Nasdaq Composite (IXIC) hanno tutti, chi più o chi meno, raggiunto livelli da record. La recente vittoria di Donald Trump alle presidenziali USA sembra aver infuso nuova linfa alle borse, così come il sempre crescente interesse per l’intelligenza artificiale e tutto ciò che le ruota attorno. Le performance registrate di recente hanno di certo superato le aspettative.
Tuttavia gli analisti che stanno seguendo gli ultimi sviluppi si sono accorti dell’andamento anomalo di un paio di indicatori, gli stessi che in passato hanno portato a momenti complicati per i mercati finanziari globali. Insomma, tutti gli indizi condurrebbero a pensare che nei prossimi mesi si potrà assistere a un’inversione di tendenza. È anche per questo motivo che tanti investitori stanno scegliendo di temporeggiare, limitando gli interventi sul proprio portafoglio al minimo – sembra in effetti la scelta più saggia in questo momento.
Sì, è vero, i mercati stanno vivendo un momento particolarmente favorevole. La borsa cavalca l’ondata di entusiasmo derivante sia dalla nuova presidenza USA, con Donald Trump a guidare il Paese, sia dalle infinite possibilità che l’intelligenza artificiale sta promettendo per il futuro. Gli osservatori, però, da qualche giorno non fanno altro che parlare del trend che due indicatori in particolare stanno seguendo. L’ipotesi più plausibile è che presto assisteremo a quella che in gergo viene chiamata ‘correzione’, un’inversione di tendenza.
Uno scenario senza dubbio preoccupante, c’è chi parla di crollo della borsa imminente. A far drizzare le antenne ai trader sono l’indicatore P/B (price-to-book) e lo Shiller P/E dell’S&P 500. Entrambi hanno fatto registrare incrementi record, il primo ha superato la soglia di 4, portandosi a 5,30, e prima del 2024 era successo solamente alla fine del quarto trimestre del 2021 (arrivò a 4,73) e alla fine del terzo trimeste del 2000 (in questo caso si spinse fino al 5,06).
Il secondo lo scorso 26 novembre è arrivato a 38,41, parliamo della terza rilevazione più alta degli ultimi 153 anni. I precedenti parlano abbastanza chiaro, perché ha raggiunto livelli simili prima dello scoppio della bolla ‘dot-com’ (con il record di 44,19) e prima del bear market del 2022 quando oltrepassò 40.
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