Occhio ai controlli fiscali, i conti correnti illegali non passano inosservati. Conseguenze amare per chi agisce oltre i limiti della legge.
Tutela e diritti per il singolo, ma anche doveri, e tra questi non può mancare di certo quello che concerne una condizione di piena trasparenza finanziaria. Cos’è illegale quando si tratta di conti correnti? Soprattutto quali sono le situazioni che potrebbero pregiudicare una condizione di correttezza? I controlli fiscali chiarificano, ma sanzionano anche! Ecco che bisogna approfondire con le giuste informazioni le dinamiche della questione, poiché significherebbe avere dalla propria tutti i mezzi per tutelarsi, e saper riconoscere nell’immediato se si è in una condizione di errore.
Non è sempre facile avere tutto sotto controllo, specie quando si vive momenti di forte stress, o anche si deve far fronte agli aspetti economici che spesso vengono considerati come fonte di noia. È chiaro che “fare economia e gestire le finanze” non è un’attività che si fa sempre con piacere, ma va fatta per tutelarsi e far venire meno possibili guai con la legge. A spiegare i nuovi controlli da parte dell’ADE, sigla che indica l’Agenzia delle Entrate, è una pronuncia in Cassazione.
Quest’ultima fa chiarezza con un caso concreto, sulla questione della legalità. Se ci si accorge che si va oltre i limiti della legge, si può intervenire per ripristinare la situazione? L’ordinanza n. 4853 del 23.02.2024 è una fonte esplicativa in parte complessa, ma una volta indagata e compresa, mette tutto in chiaro.
Di quali limiti si sta trattando? Perché è proprio in tema di conti correnti che i contribuenti entrano in difficoltà. La materia economica italiana è lenta nella sua disciplina, proprio perché la normativa è complessa, articolata, ma soprattutto lunga. Quindi, non è una sorpresa trattare con maggior superficialità ciò che è poco chiaro, anche se in apparenza ciò figura come un vero controsenso. La colpa della questione è data dal fatto che in favore di una maggior praticità si “lascia perdere”, ed è questo il peggior guaio commesso.
La Cassazione ha rigettato il ricorso accolto prima dalla Commissione Tributaria Provinciale di Taranto, che decurtava parte dell’imponibile. Infatti, è stato proprio in sede di appello, che la Commissione Tributaria Regionale della Puglia sosteneva che il contribuente avesse ragione ad avanzare l’istituto, perché l’ADE aveva effettuato i suoi controlli senza autorizzazione. Quindi, la dichiarazione di “accertamento nullo per mancanza dell’autorizzazione” era la base dell’illegittimità di acquisizione dei dati bancari.
In conclusione, l’Agenzia delle entrate può fare indagini bancarie, senza aver prima ottenuto opportuna autorizzazione da parte dei conti correnti analizzati? L’ordinanza n. 4853 del 23.02.2024 sopracitata risponde che l’autorizzazione può non esserci per effettuare i dovuti accertamenti. Quindi, sì, si può procedere senza quest’ultima.
Lo stesso avviso di accertamento, conseguente alle analisi effettuate, è valido come riscontro in entrambi i casi. Sia nel caso in cui figuri l’autorizzazione, che no. Ovviamente, questo varrebbe generalmente, ma se ci sono delle disposizioni specifiche che non implicano questa possibilità, appunto va rispettata la legge. Soprattutto sempre in relazione a quest’ultima, qualsiasi controllo è valido purché non si violi o danneggi in alcun modo e secondo nessuna modalità attuabile, la libertà e la dignità della persona presa in esame.
La tutela della libertà personale e di domicilio sono sempre al primo posto. Quando si fanno queste indagini vale il principio dell’utilizzabilità della prova, e l’autorizzazione attiene sono ad atti interni, non al fine dell’uso della documentazione che attesta l’illegalità o meno. Infine, è proprio dalla ratio che disciplina l’autorizzazione che si può ben comprendere quanto si sta facendo riferimento.
Infatti, l’autorizzazione ha una funzione prettamente “organizzativa”, non quella di conferire alcun permesso alle analisi dell’ADE. Non include motivazioni, ma riguarda i rapporti interni e la miglior gestione possibile tra uffici in azione. È un atto preparatorio, non impositivo, poiché è proprio quest’ultimo che invece possiede l’obbligo di autorizzazione.
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