Conti correnti bloccati da nord a sud: banche troppo arbitrarie nell’identificare i soggetti a rischio

Non c’è distinzione di Regione, i conti correnti sono bloccati, si sbloccheranno? Attenzione alle banche, soprattutto in questi casi.

Ultimamente pare proprio che i piccoli risparmiatori non abbiano scampo, ma probabilmente date le ultime novità, non solo loro sono in situazioni di difficoltà. I conti correnti sono bloccati ovunque, da Nord a Sud! Quindi no, non è una situazione facile. Cos’è successo alle banche? Le ultime decisioni in materia finanziaria hanno stravolto il sistema in atto. Proprio per questo, occorre informarsi, ed agire tempestivamente per risollevare la propria condizione economica. È necessario scoprire se ci sono possibilità di incentivi, o no. I casi sono analizzati specificatamente, e basta poco per capire se si può ottenere quanto segue.

Conti correnti bloccati come risolvere
Guida alla ripresa economica, come far fronte alle difficoltà del sistema (@Canva)- trading.it

Azioni stracciate e incentivi per una platea che copre oltre il 35%? Entrano in gioco delle offerte che non si possono assolutamente rifiutare! Se i conti correnti sono bloccati, bisogna dar loro la mossa che serve per sbloccarsi. Come fare? Il sistema finanziario italiano è in una fase di blocco, uno stallo che non porta a crescite economiche, né tantomeno alla più piccola sensazione di ripresa. Cos’è che potrebbe smuovere un contesto così problematico?

Senza ombra di dubbio, non bisogna buttarsi giù e temere il peggio, perché si può venire fuori da questo incubo, sfruttando queste due possibilità che diventano un faro nel buio economico vigente. Lo Stato agisce in sussidio di chi sta peggio, e lo fa mettendo a disposizione l’acquisto di azioni a prezzi bassissimi. Chi può comprarle?

Se i conti correnti sono bloccati, cosa fare? Ottenere gli incentivi, subito!

Niente bonus, questa volta le politiche di Welfare abbracciano una nuova strategia. Di certo, le misure di ausilio più utilizzate sono proprio quelle che vedono l’acquisizione di denaro e agevolazioni vantaggiose. Tutti mezzi che favoriscono l’aumento del tetto di risparmio delle famiglie. Sicuramente si tratta di quelle mosse che meglio sono state in grado di avvantaggiare i contribuenti. Oggi però si parla di una vendita di azioni molto proficua da parte di un Istituto garante di sicurezze e migliorie.

Perché i conti correnti sono bloccati
Guida alla ripresa economica, come far fronte alle difficoltà del sistema (@Canva)- trading.it

Ad entrare in gioco a gamba tesa proprio in questo momento di crisi, sono le Poste italiane. Si tratta di una messa a disposizione di azioni in vendita da parte dello Stato, una tranche che predispone una quota destinata al canale retail. Non ci sono ancora date precise, ma secondo voci ormai diffuse, probabilmente l’offerta che vede la vendita di azioni Poste Italiane, partirà proprio il 21 ottobre. La data del 6 novembre funge da spartiacque.

Infatti subentrerà la comunicazione dei conti legati al terzo trimestre, e nei giorni precedenti, circa 10, scatterà il “blackout” sull’informazione finanziaria. È il consorzio bancario a finalizzare l’azione che coinvolge il 14% del capitale. Con il lavoro fatto al Governo, la Meloni ha definito che circa il 50% più un’azione, rimane allo Stato. Quindi, facendo due conti legati alle percentuali: il tesoro detiene il 29,9%, la cassa Depositi e prestiti il 35%, e il 64% il settore pubblico.

Le azioni delle poste sono appetibili perché sfiorerebbero il 5%, grazie ai profitti che derivano dal settore finanziario. Solo portalettere? Certo che no! Le Poste Italiane hanno registrato un incremento importante già nel 2023, sfiorando il netto di 1,9 miliardi, una crescita che segna +22,1%. Buoni fruttiferi, prodotti assicurativi e servizi di pagamento, sono la svolta.

Seguono altri calcoli, appunto uno 0,82% rientra nelle poste, un 12,05% è nelle mani di investito individuali, e il 22,88% a quelli istituzionali. Il tesoro comunica che il 35% della quota in vendita è predisposta al pubblico dei risparmiatori e dei dipendenti dell’Ente. Per evitare un eccesso di offerta, si dà proprio ai piccoli investitori oltre 1/3 della quota.

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