Il congedo con legge 104 per assistere un familiare in situazione di disabilità grave mette a rischio la progressione di carriera lavorativa.
Il congedo straordinario legge 151 per assistere un familiare con handicap grave è coperto da contributi figurativi utili al diritto e alla misura pensionistica. Purtroppo, in molti non sanno che è penalizzante sotto l’aspetto della progressione di carriera. In effetti, la fruizione del congedo non dà diritto né alla maturazione dei ratei di tredicesima, né alle ferie e neanche al trattamento di fine rapporto (TFR). Inoltre, come precisa la circolare INPS n. 6 del 16 gennaio 2014, il periodo di fruizione del congedo con legge 104, interrompe l’anzianità ai fini della progressione di carriera lavorativa.
Ecco perché il congedo con legge 104 interrompe la carriera
Il congedo straordinario riconosciuto ai lavoratori dipendenti per assistere un familiare con disabilità grave (ai sensi della legge 104 art. 3 comma 3) può essere massimo di due anni in tutta la carriera lavorativa. Hanno diritto a richiedere all’INPS il congedo, in base al grado di priorità, il coniuge convivente o in subordine, i genitori (anche adottivi), o i figli conviventi o le sorelle o i fratelli conviventi. Inoltre, il congedo può essere fruito anche in modo frazionato in giorni ma non in ore. Durante tutto il periodo del congedo, è riconosciuta la contribuzione figurativa valevole per il raggiungimento della misura e del diritto alla pensione. Ma, l’anzianità non è riconosciuta ai fini della progressione di carriera (circolare INPS 6/2014). Quest’ultimo aspetto è spesso sconosciuto al lavoratore che fruisce del congedo. Inoltre, anche se in linea di massimo non penalizzante, bisogna considerare anche l’incidenza che, il periodo di congedo, ha sulla busta paga per coloro che percepiscono retribuzioni alte. Infatti, sia l’indennità che la contribuzione figurativa è sottoposta ad un limite annuo rivalutato ogni anno sulla base della variazione dell’indice ISTAT. La comunicazione dei nuovi limiti è comunicata dall’INPS tramite circolare annualmente.
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Ricordiamo inoltre, che il venir meno della condizione che legittima la fruizione del congedo con legge 104, deve essere comunicata tempestivamente all’INPS che procederà alla revoca del beneficio. L’azienda può comunque procedere alla verifica d’ufficio dei requisiti, e procedere nel caso all’eventuale accertamento disciplinare e penale.
Cumulabilità fra permessi legge 104 e congedo
I permessi e il congedo con legge 104 per assistere un familiare con handicap grave, devono essere concentrati in capo ad un unico referente legittimato “referente unico”. Quindi, non sarà possibile beneficiare del congedo straordinario legge 151 nell’ipotesi in cui un altro lavoratore benefici dei tre giorni di permesso al mese. Fanno eccezione alcune regole riservati ai minori in situazione di disabilità grave. Anche in questo caso bisogna considerare la fruizione in maniera alternativa. Questo significa che un altro genitore non può fruire dei permessi Legge 104 negli stessi giorni dell’altro genitore. Permessi Legge 104, a risentirne è la busta paga: quanti soldi si perdono