Se non ti vaccini, non lavori: ecco la proposta

L’associazione degli industriali italiani sta lavorando a una proposta normativa per l’estensione dell’utilizzo del green pass, che diventerebbe in  ambito lavorativo prerequisito per l’accesso ai contesti aziendali.

medico green pass

C’è da chiedersi a questo punto quale ruolo giocherà l’attuale crisi sanitaria sui processi di miglioramento economici, che storicamente sembrano fondarsi necessariamente sul presupposto di eventi drammatici, che rompono l’equilibrio sui quali si basavano quelli precedenti.

La tutela della salute è diventata la guida economica che orienta le nostre vite a discapito della libertà di scelta per il trattamento sanitario e naturalmente quelle individuali, che vengono negate anche laddove non sussisterebbe il rischio per la salute degli altri. Senza il certificato, infatti, le aziende potrebbero arrivare a non assumere o non ammettere il dipendente al lavoro, anche laddove il personale sia totalmente o in gran parte vaccinato.

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Cosa pensa del green pass Confindustria?

Il direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti, definisce il certificato sanitario “obbligo di diligenza, correttezza e buona fede su cui poggia il rapporto di lavoro” diversamente il dipendete non vaccinato lavora.[…] “esponendo di fatto a un maggior rischio di contrarre il virus se stesso e la pluralità di soggetti con cui, direttamente o indirettamente, entra in contatto condividendo in maniera continuativa gli ambienti di lavoro”. È naturale immaginare che ogni dipendente senza green pass rappresenti in astratto un potenziale problema per l’azienda, il quale a prescindere dal contesto, può causare la perdita temporanea del dipendente per malattia o generare focolai in grado di creare disagi all’interno del ciclo produttivo.

Nel concreto tuttavia vi sarebbero delle discriminanti da porre, il rischio è quello di diventare succubi di una prassi in grado rallentare l’economia e le aziende a ogni ciclo vaccinale, che potrebbe subire rallentamenti considerando anche la possibilità dello sviluppo di varianti per il quale si debba attendere la produzione di un nuovo vaccino. La proposta normativa potrebbe venire accolta ed estendersi irrazionalmente, così come avvenuto per l’uso delle mascherine obbligatorie anche all’aperto e in contesti dove la trasmissione del virus, stando alle conoscenze attuali non potrebbe avvenire, creando quella situazione che per rendere efficacie una norma stabilisce un precedente per l’applicazione di una ratio che viola implicitamente i suoi presupposti scientifici.

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Come la pandemia ha cambiato gli equilibri tra dipendenti e azienda

La situazione sanitaria sembrerebbe poter mettere in evidenza una modifica degli equilibri tra impiegato e datore di lavoro. Negli Stati Uniti l’assenza di una socialità soddisfacente nell’ambito della vita extra lavorativa a causa dei limiti e delle chiusure dei luoghi di intrattenimento si sta riflettendo nel mercato del lavoro, con dipendenti che aumentano notevolmente la frequenza degli stati di malessere da burnout e così anche le domande di licenziamento, che stando ai dati di aprile sarebbero almeno quattro milioni, costituendo il numero più elevato degli ultimi vent’anni. Qualcosa di simile avviene nel Regno unito dove almeno il 38% della popolazione occupata dichiara di voler licenziarsi o voler modificare la propria mansione lavorativa.

Le ragioni per le quali i dipendenti si stanno licenziando sono diverse e variano soggettivamente ma hanno in comune il mutamento nella percezione delle proprie priorità relative al benessere e al tempo libero, che vengono percepiti come non più derogabili al sacrificio delle proprie mansioni lavorative. La percezione del lavoro è mutata riducendo la propensione a demandare il presente per un maggior beneficio sociale ed economico nel futuro, percepito oggi come un incognita e una potenziale fonte di incertezza.

I dipendenti scelgono di non rischiare più il proprio benessere sul breve termine, agevolati anche dagli aiuti sociali molto diffusi in questi mesi negli Stati Uniti, che permettono comunque loro di sopravvivere anche interrompendo per qualche tempo la vita lavorativa. Sono molti i settori che stanno andando in contro a difficoltà casate dalla mancanza di offerta di lavoro, dalle compagnie aeree come American Airlines ai ristoranti, passando per il settore alberghiero fino ai fast food. Si potrebbe dire che attualmente negli Stati Uniti c’è un eccesso di occupazione, con molti inoccupati che hanno smesso di cercare lavoro e molti altri che potendoselo permettere hanno deciso di andare in pensione anticipata.

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Citigroup, JPMorgan Chase, BlackRock in difficoltà

Non si tratta solo di lavoratori con bassa istruzione, lo stesso avviene in realtà d’eccellenza come gli istituti finanziari Citigroup, JPMorgan Chase, BlackRock, che offrono amenti di stipendio e bonus da decine di migliaia di dollari al fine da mantenere i loro impiegati e riuscire ad assumerne di nuovi disposti a occupare i posti vacanti. Nonostante questo la distribuzione dei vaccini è riuscita a stimolare fortemente la ripresa economica globale, creando al contempo le condizioni per guadagni derivanti dai mercati finanziari come i rendimenti dei titoli di Stato e le materie prime.

Il prezzo delle commodity in particolare i metalli industriali dovrebbe mantenere la sua tendenza sul lungo periodo, alla luce dell’importanza e dell’entità degli investimenti sulle grandi opere e sulle infrastrutture di paesi come Stati Uniti e Unione Europea, impegnati in modo deciso a incrementare il proprio processo di decarbonizzazione e il sostegno delle proprie economie, tramite la costruzione di impianti atti a generare energie rinnovabili. Le nuove stime del Fondo Monetario Internazionale  indicano che i mercati emergenti dovrebbero crescere del 6% quest’anno. Con Cina e India con una crescita stimata superiore all’8%, contro una media del 5%. E un offerta di vaccini che dovrebbe crescere all’interno di questi paesi.

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