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Comunione dei beni, c’è un rischio grosso: come evitare il pignoramento

In regime di comunione dei beni, se un coniuge contrae debiti sono guai. Tutto è praticamente confiscabile. Ma per fortuna esiste il modo per evitarlo.

La maggior parte delle coppie, quando si sposa, adotta la formula della comunione dei beni. Condividono poi casa, auto, e ovviamente arredi per la casa, gioielli e tutto ciò che acquistano insieme. Ma se uno dei due coniugi è in debito e non riesce a sanarlo, può scattare il pignoramento. Il guaio è che in questi casi, i creditori “non guardano in faccia a nessuno”. Oltre a scegliere la divisione dei beni, per fortuna, esistono altre situazioni in cui si può evitare la confisca.

Forse è proprio vero che “l’amore rende ciechi”, e forse è per questo che quando ci si sposa e si adotta la comunione dei beni si va inconsapevolmente incontro a grossi rischi. D’altronde, contrarre dei pesanti debiti è una cosa molto frequente. Verso un privato, o verso lo Stato, non ha importanza. Può succedere a chiunque, e considerate le condizioni economiche del nostro Paese degli ultimi anni, non stupiamoci dei numeri sempre maggiori di “fallimenti”.

Purtroppo, però, se ad essere debitore è uno dei due coniugi, la confisca dei beni colpisce entrambi. Il pignoramento, infatti, è l’unico mezzo per sanare il debito. Quando ovviamente non si può procedere in altro modo. L’ignaro partner, dunque, potrebbe perdere la casa, l’auto, suppellettili di valore e quant’altro. Perché la comunione dei beni funziona così. Ogni cosa che si acquista sotto questo regime diventa automaticamente di entrambi. Così come i debiti.

Comunione dei beni: la “scappatoia” per evitare il pignoramento c’è

Naturalmente il primo pensiero che viene in mente è quello di adottare la modalità opposta. Ovvero, pensarci per tempo e fare la separazione dei beni. È vero che solitamente chi ha molti possedimenti lo fa, ma le situazioni possono essere tante. Ad esempio, una coppia può partire “da zero” e poi ritrovarsi dopo qualche anno con proprietà immobiliari, depositi sui conti eccetera. Insomma, difficile prevedere come andranno le cose nella vita, no? In un senso o in un altro. Ma allora, come fare? Fortunatamente ci sono delle situazioni in cui il partner che non è debitore “può salvare” i beni.

Infatti, anche in comunione dei beni, se durante il matrimonio uno dei partner riceve un’eredità o una successione, questa non va nel cumulo comune. Il caso più frequente è la casa, o una porzione di essa, che va ad un figlio dopo la morte dei genitori. Anche una donazione ricevuta è “esente” dalla formula della comunione. Quindi, in questi casi, il bene non verrà toccato. Bisogna anche specificare che i soldi derivanti dall’attività lavorativa dei due partner non vanno a finire nel pignorabile. Dunque anche lo stipendio, per fortuna, non sarà intaccato.

Ma c’è un’altra ipotesi che forse non tutti conoscono. Se ad esempio un bene del debitore – mettiamo una proprietà immobiliare – serve al coniuge per svolgere l’attività lavorativa, anche se nella comunione dei beni, non verrà pignorata. Questa informazione potrà essere molto utile, probabilmente, a tutti coloro che temono di perdere una casa o un fondo commerciale. Per tutto il resto, ovviamente, bisogna prestare molta attenzione. Eventualmente, se un coniuge desidera la proprietà esclusiva di un bene, potrà farlo risultare con atto formale al di fuori dei beni comuni.

Stefania Guerra

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