Chi ha commesso irregolarità fiscali o non ha versato le imposte può correggere volontariamente la propria dichiarazione. È il ravvedimento operoso.
Lo Stato ha messo a disposizione del contribuente un procedimento per ridurre gli effetti negativi degli errori o delle omissioni nelle dichiarazioni fiscali.
Cosa sapere per applicare il ravvedimento operoso e mettersi in comunicazioni con l’Agenzia delle entrate in modo consapevole? Come accennato il contribuente può dichiarare redditi oltre a quelli già comunicati al fisco, regolarizzando così la propria posizione. Per effettuare il versamento del dovuto al fisco frutto di errori o omissioni il ravvedimento operoso permette in primo luogo di pagare sanzioni inferiori a quelle comunemente applicate.
Il ravvedimento operoso può essere applicato a tutti i tributi, compresi quelli delle amministrazioni locali. Se comunemente il ravvedimento può essere scelto anche se sono stati avviati accertamenti, per i tributi gestiti a livello locale, è necessario procedere in anticipo prima che la violazione sia stata constatata. Diversamente il ravvedimento può essere sfruttato anche con notificata al contribuente e se è già iniziato l’iter di verifica o quello di accertamento.
Chi può usare il ravvedimento operoso? Il ravvedimento operoso è appannaggio di qualsiasi contribuente. Sia persone fisiche che giuridiche possono quindi fare ammenda per versamenti: Irpef, Irap, Ires, Iva, imposte di registro, imposte sulle successioni, eccetera.
Le tipologie di ravvedimento operoso si differenziano in base al tempo intercorso tra la violazione e la notifica del contribuente finalizzata a mettersi in regola.
Ogni ravvedimento si differenzia perciò anche in relazione alle sanzioni applicate. Nel caso migliore, quello del ravvedimento sprint, si ha tempo 15 giorni seguenti la data in cui il pagamento del tributo avrebbe dovuto essere effettuato. La sanzione è ridotta a 1/15 del minimo per ogni giorno di ritardo. Si procede poi con un ulteriore riduzione a 1/10 del minimo con il ravvedimento breve, quando cioè esso avviene entro i 30 giorni seguenti la data in cui il pagamento del tributo avrebbe dovuto essere stato effettuato.
Le regolarizzazioni entro un trimestre sono invece considerate ravvedimento intermedio; La sanzione in questi casi viene ridotta a 1/9 del minimo. Per tempi più lunghi, per esempio un anno, si ha comunque la possibilità di rientrare nella fattispecie del ravvedimento operoso lungo. In questo caso la sanzione è ridotta a 1/8 del minimo.
Per tempi superiori a un anno si parla di ravvedimento lunghissimo e ultra-biennale. Fanno riferimento a casi di regolarizzazioni che avvengono in tempi di due o più anni con sanzioni rispettivamente ridotte a 1/7 e 1/6 del minimo.
Per regolarizzare la propria posizione il contribuente può avvalersi di tre modelli:
I titolari di partita Iva devono inviare il modello F24 per via telematica. In alternativa i contribuenti possono procedere al pagamento presso banche, uffici postali.
Il ravvedimento operoso è considerato attenuante nel caso di omesso versamento di ritenute, di omesso versamento dell’Iva e di indebita compensazione. Questi non sono punibili se i pagamenti sono stati effettuati dal contribuente prima dell’apertura degli eventuali dibattimenti in primo grado.
La dichiarazione infedele o l’omessa dichiarazione non sono punibili se il ravvedimento è antecedente prima che il contribuente sia stato informato di ispezioni, di procedimenti penali o di altre attività di accertamento. Al di fuori di queste circostanze il ravvedimento operoso ha comunque valore di attenuante.
Codice tributo Sanzione pecuniaria:
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