Anche la Cina, nell’ottica dello sviluppo e della modernizzazione della sua economia e delle sue infrastrutture, punta alla neutralità nelle emissioni inquinanti. Le tempistiche saranno simili a Europa e Stati Uniti, ma con una grande differenza nei mezzi.
L’energia nucleare. soprattutto in Italia. è un elemento antitetico al modo in cui viene immaginata l’ecologia. Diversamente in Cina essa è un elemento connaturato alla sua strategia per portare il paese entro il 2060 ad azzerare le sue emissioni inquinanti.
Pechino cerca l’indipendenza per mezzo delle competenze tecnico scientifiche
La Cina si propone da tempo di raggiungere gli standard dei paesi occidentali, sia in termini di PIL pro capite sia in termini di modernizzazione, con città e trasporti che diventano sempre più all’avanguardia e potranno raggiungere e superare le città occidentali nei prossimi decenni. La ricerca del benessere economico parte innanzitutto dall’acquisizione delle competenze tecniche, che la Cina è riuscita a raggiungere e perfezionare al fine di servire il mercato interno, attraverso la collaborazione sul territorio delle grandi multinazionali attratte dalle potenzialità dell’enorme mercato, rappresentato da un miliardo di abitanti desiderosi di raggiungere gli standard di vita occidentali. Al tal fine Pechino vuole creare un’economia che funzioni in modo specifico per il settore interno e una per il commercio internazionale. L’enorme sfida per l’Occidente sarà riuscire a continuare a permeare il settore interno, anche quando la Cina avrà raggiunto le competenze tecniche e scientifiche e sarà in grado di rinnovarle con l’educazione delle nuove generazioni.
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La strategia voluta dal presidente Xi Jinping cederà gradualmente la sua dipendenza dagli investimenti occidentali al fine di potersi emancipare, la fase economica guidata dalla crescita delle esportazioni, farà posto a un’autarchia basata sulla domanda interna e sul capitale accumulato, affiancando questa sfida con un indipendenza energetica strategica che consentirà alla Cina di poter procedere di questo passo. L’Occidente potrebbe rimanere indietro rispetto ai risvolti del mercato e della politica cinese, che ha cercato di trasformare per mezzo del suo coinvolgimento a partire dal 2001 con l’ingresso nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, aprendo l’economia comunista alle influenze culturali e ideologiche dell’economia di mercato. Si pensava che questa dinamica avrebbe fatto pressione sulla Cina, diventando la leva per consentire una maggiore apertura sociale e un allineamento politico, ma l’ipotesi non si è verificata.
La tecnologia cinese ridefinisce il settore dell’energia nucleare
Entro il 2035 la Cina mira perciò a eguagliare l’Occidente in una serie di settori, conciliando lo sviluppo tecnologico e industriale con gli standard ecologici necessari a mantenere alta la propria credibilità internazionale e buoni rapporti commerciali con i partner europei e USA, impegnati negli sforzi per garantire la riduzione degli effetti collaterali dell’impatto ambientale. Il principale riferimento saranno le giovani generazioni di cinesi che hanno oggi tra i 20 e i 35 anni, che costituiscono la fetta di popolazione maggiormente informata e connessa digitalmente, che erediteranno il compito di portare il loro Paese alla guida delle nazioni, mostrando un modello alternativo e funzionale al raggiungimento del benessere a cominciare proprio dalla qualità ambientale.
L’esempio che la Cina vuole mostrate in ambito internazionale è il reattore Hualong One, entrato in piena funzione lo scorso gennaio a Fuqing, nel sudest del paese. Con questo modello di reattore nucleare la Cina vuole diffondere l’alternativa alle fonti di energie rinnovabili, pur non essendo tale, per mezzo della tecnologia nucleare di terza generazione funzionante ad acqua pressurizzata. L’obbiettivo è quello di esportare un modello tecnologico che consenta standard di sicurezza elevati e costi ridotti. In questi reattori l’acqua viene tenuta a una pressione molto più alta di quella atmosferica, in modo tale che le altissime temperature a cui è esposta per la produzione di energia non la facciano cambiare di fase trasformandola in vapore. I vantaggi di questo tipo di fonte di energia pulita a parte l’efficienza energetica, sono la sua capacità di contribuire al capitale diplomatico di Pechino con Russia e Stati Uniti, che vedono di buon grado la possibilità di investire in questa soluzione, al fine di garantire una diversificazione alle tradizionali fonti di energia rinnovabile nei rispettivi paesi. Naturalmente la potenza di un reattore è in grado di abbattere i costi produttivi dell’energia, compensando nel tempo quelli dovuti alla sua realizzazione e avvantaggiando i paesi nel processo di desalinizzazione dell’acqua, richiestissima nei paesi dove l’acqua dolce è sempre meno reperibile, rafforzando la sicurezza energetica e minimizzando quelli che sono i rischi rispetto ai benefici ottenuti, relativi allo smaltimento delle scorie radioattive.
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Come accelerare la riduzione dell’impatto ecologico?
Nonostante l’utilizzo dell’energia nucleare possa sembrare un rischio evitabile data la formazione delle scorie radioattive, antitetiche a una visione tradizionale dell’ecologia, bisogna prendere in considerazione i gravi scenari previsti per il riscaldamento globale in atto. Il rapporto del Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), atteso per il febbraio 2022 ma di cui è già stata pubblicata una bozza, mette in guardia delineando una grave accelerazione degli effetti di questo mutamento, che potrebbero manifestare prima di quanto previsto i loro risvolti in termini di fenomeni climatici estremi. Soltanto con un incremento superiore al limite di 1,5 °C fino ai 2 °C si rischia un innalzamento del livello del mare, che potrebbe causare la distruzione di intere aree costiere con il coinvolgimento delle economie locali e milioni di persone che vedrebbero drasticamente modificate le loro condizioni di vita molto prima del 2050.