Possibile che tra i fattori determinanti nello sviluppo del mercato delle criptovalute, trainate dagli acquisti di Bitcoin nel 2021, vi sia la decisione cinese di adottare una moneta elettronica nazionale a corso legale.
È recente la notizia in cui si evince l’avversione del governo cinese per la presenza nel proprio paese delle aziende di criptocurrency mining, ovvero quei centri operativi che per mezzo della potenza di calcolo dei computer garantiscono l’infrastruttura sulla quale è basata la tecnologia delle criptovalute.
I motivi per i quali la Cina ha deciso di bloccare tutti i nuovi progetti di mining e contestualmente quelli già presenti, potrebbero non essere giustificati da preoccupazioni ecologiche riguardanti il consumo energetico, ma essere una risposta coerente all’attuazione del decentralised Electronic payment project. Il governo, che ha cominciato in questi giorni a testare concretamente la sua applicazione a Chengdu, un’importante città a sudovest della Cina, centro nevralgico nei trasporti e nelle comunicazioni del paese, cercherà di estenderlo al territorio nazionale qual ora avrete successo.
Chengdu, con oltre 14 milioni di abitanti, è la chiave di volta con la quale la modernità cinese cercherà di stupire il mondo e accrescere la sua credibilità internazionale. Entro febbraio 2022, data nella quale verranno ospitati i giochi olimpici invernali, il D.C.E.P dovrebbe venire completato.
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Il progetto per uno yuan elettronico a corso legale ha due obiettivi: garantire la possibilità di evitare l’esclusione dalle transazioni internazionali che vengono gestite tramite i servizi bancari e finanziari USA e, soprattutto, ristabilire il primato governativo nella gestione dei pagamenti e dei servizi finanziari, combinando questi all’e-commerce e ai social media. Si registra infatti nel paese una sproporzione nell’utilizzo delle applicazioni e dei portafogli virtuali detenuti da Tencent, azienda tecnologica fornitrice di servizi di intrattenimento, internet e telefoni cellulari e da Alibaba, multinazionale leader nel commercio elettronico, che con i loro servizi di pagamento delle “superapp” Wechat e Alipay, stabiliscono a oggi nei fatti, un duopolio per le transazioni, con circa il 93% del loro totale che passa per mezzo dei due giganti tecnologici.
Sebbene queste compagnie sono legalmente sotto la giurisdizione cinese, dovendone rispettare le leggi e i regolamenti, esse possono comunque modificare per mezzo delle loro applicazioni, il modo con cui cittadini hanno accesso a beni e servizi, divenuti essenziali in quanto interconnessi. Sarà questa la tendenza che diverrà prevalente, con tutti i distinguo del caso, anche nel nostro paese? Non già le carte di credito ma in modo molto più pratico i cellulari, potranno diventare il mezzo con il quale verranno effettuate la quasi totalità dei pagamenti.
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