Cosa succede quando chi sembra non avere nulla, in realtà nasconde qualcosa? C’è chi vive davvero in difficoltà, e chi invece ci marcia. In un’Italia che si divide tra chi arranca e chi approfitta, il Fisco osserva tutto. Anche chi si crede invisibile.
E proprio quando nessuno se l’aspetta, arrivano le sorprese. Perché anche chi non ha un lavoro può finire nei guai. Ma questa è la storia di due uomini, molto diversi tra loro, che si ritrovano sotto lo stesso ombrello: i controlli fiscali.

Nicola è il tipo che fa il furbo. Fa il giardiniere, ma tutto in nero. Nessuna fattura, nessun contratto. Vive di sussidi, ma intanto si permette vacanze e auto nuova. Si sente furbo, pensa che nessuno lo scoprirà. Dall’altra parte c’è Giacomo, che non lavora per davvero. Ha problemi di salute, non riesce a ottenere nemmeno la pensione d’invalidità. Anche lui riceve sussidi, ma con dignità e sofferenza. A volte non ha neppure da mangiare.
Entrambi risultano “nullatenenti”. Ma oggi anche i disoccupati e nullatenenti sono soggetti a controlli fiscali. E mentre uno bara e spera di farla franca, l’altro rischia di essere coinvolto, pur non avendo nulla da nascondere.
Non hai un lavoro? Il Fisco potrebbe controllarti lo stesso
Oggi chi non lavora non è affatto al sicuro. I controlli fiscali non si limitano più a chi ha un reddito dichiarato. Anche chi non presenta la dichiarazione, vive di aiuti pubblici o risulta disoccupato può essere verificato. L’Agenzia delle Entrate guarda con attenzione tutti, specie quando emergono spese incoerenti con il reddito.

Se una persona senza entrate documentate compra una macchina costosa, paga un affitto alto o viaggia spesso, il Fisco si insospettisce. E può decidere di intervenire. I controlli non vengono mai preannunciati. Si scopre di essere sotto esame solo quando arriva una richiesta di chiarimenti o una contestazione vera e propria.
In quel momento bisogna dimostrare che il denaro usato proviene da fonti lecite. Donazioni, risparmi vecchi, vincite: tutto deve essere provato. Senza documenti, scatta la ricostruzione del reddito. E con essa le imposte da pagare, anche per anni precedenti.
Attenzione ai conti correnti: anche i soldi “invisibili” lasciano tracce
Oltre alle spese, l’altro grande indizio è il conto corrente. Se un disoccupato riceve versamenti frequenti o ha entrate regolari in contanti, l’Agenzia delle Entrate può considerarlo reddito non dichiarato. In quel caso può partire direttamente una contestazione.
E non basta una spiegazione vaga: servono prove. Scontrini, ricevute, tracciabilità. Se Nicola incassa ogni settimana per il suo lavoro in nero, ma vive da nullatenente, prima o poi verrà scoperto. Mentre Giacomo, che magari riceve un bonifico dal fratello per aiutarlo, dovrà comunque spiegare tutto, pur non avendo nulla da nascondere.
Il sistema oggi è più attento. Chi finge la povertà rischia grosso. E chi vive davvero in difficoltà ha bisogno di tutele, non di essere messo sullo stesso piano dei furbi. Forse è tempo che i Nicola inizino a tremare davvero.