Nel corso della vita ci sono tanti dubbi, anche quello in questione: che fine fa la pensione se muore il beneficiario? È un quesito che molti vorrebbero evitare, ma la concretezza è la concretezza.
Sentimentalismi a parte, ci vuole concretezza nella vita, anche quando il beneficiario delle pensione oltrepassa il mondo dei viventi. Si tratta di un tema in parte complesso, non perché ne manchi la normativa di riferimento, ma essendo un argomento doloroso, a volte riuscire a trarre il punto della situazione davanti a tanta burocrazia, non è poi così semplice. Il chiarimento però illustra le mosse da fare.
Pensare alla morte di un parente è davvero terribile, specie se lo si fa anche tenendo conto di questi aspetti economici. Il punto è che non si può fare altrimenti, perché la burocrazia italiana regna sovrana, e bisogna fare il punto della situazione. È bene precisare fin dall’inizio che si tiene conto dei superstiti del pensionato o assicurato.
Ragion per cui ci sono delle importanti differenze in relazione a dei dettagli. A partire dalla tipologia della pensione e allo stesso rapporto in gioco tra i soggetti presi in causa: l’erogazione non è sempre la stessa.
Se muore il beneficiario la pensione segue questo iter: procedimento in analisi
Alla morte del beneficiario si parla di pensione ai superstiti, ma ce ne sono di due tipologie. La prima assume la dicitura di “Indiretta”, ed è quella che vien posta in essere quando il morto è assicurato, ma non ha ancora fatto accesso al pensionamento. La seconda è unita al termine di “Reversibilità”, in quanto concerne chi è morto da pensionato, oppure chi alla morte aveva maturato 15 anni di contributi, o infine 5 anni di contribuzione di cui 3 nell’arco di tempo in questione. Cosa cambia?
Come già accennato, è una misura destinata ai superstiti, pure se si tratta di persone separate, divorziate, con figli minorenni o maggiorenni studenti o inabili. Ancora è destinata ai figli se postumi e nati entro il 300esimo giorno dalla morte del coniuge. Infine, è una misura destinata anche a fratelli o sorelle. Secondo la legge n. 76 del 2016 è diretta anche a persone dello stesso sesso che han formalizzato la loro Unione Civile, poiché coniugi giuridicamente parlando, oltre che sentimentalmente.
Per il coniuge separato ci sono dei dettagli che attengono all’addebito. Significa che quest’ultimo ottiene la pensione ai superstiti solo se è già titolare di un assegno alimentare, o divorziale, oppure non si è risposato, o l’inizio del rapporto assicurativo del morto è antecedente alla data del divorzio.
E se ci sono più coniugi? Cioè quello attuale e quello divorziato? È il Tribunale di riferimento a differenziare le quote che spettano a ciascuno. Ancora se ci sono nuove nozze, il divorziato vedovo ottiene la doppia annualità e non la suddetta pensione, la quale equivale a 26 volte l’importo della pensione ottenuta al nuovo rapporto matrimoniale.
Per quanto riguarda i figli, la misura è per tutti. Naturali, affiliati, postumi, purché alla morte siano minori, studenti entro i 21 anni a carico dei genitori, anche universitari per il periodo di studi senza andare oltre i 26 anni, e gli inabili di qualsiasi età che non possono essere autonomi. Se qualcuno di questi lavorasse ma fosse sia precario che saltuario, non perde il beneficio. Soprattutto se gli inabili lavorano in cooperative non perdono nulla.
Pure i nipoti minorenni se in difficoltà economica o se già otteneva il mantenimento da parte del defunto, sono destinatari e considerati a carico dei nonni venuti a mancare, pure se ci sono i genitori. Questo perché si dà priorità alla possibilità concreta di mantenere o meno. Ma se non ci sono coniugi, figli e nipoti, i genitori possono usufruirne.
Tra i requisiti bisogna che venga accertata l’età di 65 anni, non abbiano pensione, tranne che quella sociale che verrà revocata, e ancora di tutte le misure previdenziali. Senza dimenticare che se già a carico del defunto, allora è una misura garantita. Ultimi in linea di successione sono i fratelli e le sorelle che non hanno pensione, potrebbero essere inabili, e son sempre a carico del morto. Se però si sposano, viene meno l’inabilità, o prendono un’altra pensione, il diritto decade.
A quanto ammontano le percentuali? In successione coniuge, figlio, orfano, due orfani, tre o più orfani, ciascun genitore o ciascun fratello o sorella le somme sono le seguenti: 60%, 20%, 70%, 80%, 100%, 15% e ancora 15%. I nipoti subiscono lo stesso trattamento dei figli. In ogni caso, la pensione non potrà mai superare il 100%.