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Cessione del credito: servono regole chiare altrimenti il settore edile subirà un duro colpo

Quella della cessione del credito sembrava essere un’ottima idea. Ma ora questa possibilità sembra essersi inceppata. Vediamo cosa sta succedendo.

Alcuni dei più importanti istituti bancari (vedi Unicredit e Intesa San Paolo) stanno iniziando iniziano a stoppare le pratiche della cessione del credito. Se ciò accadesse ancora su più larga scala questo praticamente sancirebbe il fallimento dello spirito sul quale la normativa si fonda.

Urgono regole chiare

A questo punto servono, e in fretta, delle specifiche sia a livello normativo che di regolamento applicativo, per impedire che le banche facciano una clamorosa marcia indietro nel settore della cessione del credito legata ai vari bonus edilizi, fra cui quelli del “bonus 110”, delle ristrutturazioni, degli “ecobonus”, del “bonus facciate”…

E’ stato introdotto un numero massimo di sole tre cessioni. Inoltre dopo la prima le altre due si possono mettere in atto solamente con alcuni soggetti. Questo ovviamente ha ristretto il raggio di azione e di applicazione di questa possibilità. Gli istituti bancari da quel momento sono diventati meno… ricettivi nell’acquisire dei crediti trovando poi delle difficoltà nel monetizzarli in corso d’opera.

Analizziamo quali sono le tre cessioni del credito

Fino a poco tempo fa era possibile cedere un numero non limitato di crediti, adesso per cercare di rendere almeno pià difficili i molteplici tentativi di frode nel settore dei vari bonus nell’edilizia, il Governo ha imposto regole decisamente più rigide.Vediamo nel dettaglio qual è la situazione allo stato dell’arte.

Prima cessione: il committente dei lavori può cedere a qualsiasi soggetto il credito che ha maturato.

Seconda cessione: chi compra il credito dall’azienda, può farne uso solo come compensazione oppure cederlo a sua volta a soggetti terzi. Ma questi soggetti terzi potranno essere solo: degli istituti bancari, degli intermediari finanziari e delle società che appartengano a una holding bancaria che risulti iscritta negli albi curati da Banca d’Italia, e infine delle società di assicurazioni che siano autorizzate ad operare in nel Belpaese.

Terza cessione: chiunque acquisti il credito derivante da una seconda cessione potrà farne uso come compensazione oppure cederlo a soggetti terzi che sono gli stessi citati per la seconda cessione. Ma chi acquisisce del credito che derivi dalla terza cessione non potrà più cederlo a sua volta ma solamente utilizzarlo come compensazione.

Voci di corridoio dicono che però si dovrebbe mettere mano a questa situazione concedendo la chance di una quarta cessione.

Di che cosa hanno paura gli istituti bancari?

Subito dopo l’introduzione delle restrizioni, la società Poste Italiane aveva stoppato la piattaforma web dedicata alla cessione del credito. L’ha poi riaperta introducendo però importanti restrizioni per quel che riguarda lo spettro dei possibili beneficiari.

Oggi come oggi anche lgli istituti bancari non sembrano più così tanto propensi a questo genere di operazioni. Intesa San Paolo e Unicredit, vale a dire le due più importanti banche in Italia, sono state le prime a tirare il freno a mano.

Tanto per dare una idea del volume di soldi di cui stiamo parlando facciamo l’esempio di Intesa San Paolo: ad oggi erano circa quattro i miliardi di crediti fiscali acquistati, circa la metà di questi proveniva dalle operazioni di sconto nelle fattura accordate dalle imprese ai committenti.

I due colossi, dopo una certosina analisi, sarebbero giunti alla decisione di rallentare fortemente l’accettazione di nuove domande di cessione del credito. Infatti il quadro normativo risulta troppo incerto ed in continua mutazione.

Ma se questo trend si estenderà anche ad altre banche, esiste il forte rischio di mettere dare un duro colpo al settore edile, Insomma si otterrebbe esattamente l’effetto contrario di quello sperato nel momento in cui si erano varate le misure della del cessione credito e dello sconto in fattura!

Fabrizio Lodi

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