Per capire se la certificazione unica è corretta in ogni suo punto non bisogna essere dei geni, ma avere chiari questi punti.
La certificazione unica è un documento economico-fiscale importantissimo, in quanto serve per accertare che sono stati posti in essere i pagamenti conseguenti alla prestazione lavorativa. Per essere tutto in regola è necessario che sussistano degli elementi ben precisi: quali sono? Alcuni sono sottovalutati, ma la loro importanza è invece peculiare. Guida gratuita per individuarli subito.
Per prima cosa, occorre asserire l’importanza di questo documento. La certificazione unica, siglata con CU di norma, è in Italia uno degli elementi fiscali più importanti al fine di accertare in maniera formale i redditi percepiti dai lavoratori. Dipendenti, autonomi o collaboratori che siano, vale per tutti. Infatti, richiede attenzione e precisione, dato che non mancano insidie e problematiche varie nelle quali anche i più esperti possono ricadere. Le conseguenze sono negative qualora ci sia anche un errore pur in apparenza banale.
Si tratta di sanzioni, ma anche di complicanze di natura burocratica. Per cui per garantire una corretta compilazione e trasmissione del documento, accertarsi su possibili dubbi con consulenti ed esperti, è una decisione importante, ma non è la sola. Le altre indicazioni le forniamo noi in maniera pratica e veloce. Ecco cosa fare.
La compilazione della CU è di natura complessa, poiché concerne l’inserimento di diverse tipologie di reddito. Appunto, si includono stipendi, pensioni, e provvigioni. Nel settore sportivo sono richiesti dei dati aggiuntivi, e questo documento è ancora più articolato degli altri. È noto che va trasmesso telematicamente all’ADE, cioè l’Agenzia delle Entrate, e per questo visionare errori è ancora più facile.
Come può dirsi corretta la CU?
Compreso in maniera approfondita cosa contraddistingue la certificazione unica, adesso bisogna evidenziare oltre ai possibili errori, tutti i rischi nei quali si può incorrere. Soprattutto perché non in tutti, ma in certi casi si può correggere, ma questo non significa che sia una procedura immediata, anzi a volte, non lo è per niente. Perché sbagliare quando basta poco per fare bene?
Innanzitutto, è bene sapere che la compilazione è responsabilità del datore di lavoro o dell’ente previdenziale. Le sanzioni possono andare da 100 euro a 50 mila euro per sostituto d’imposta, in relazione al danno commesso! Il punto è che gli errori nelle CU emesse dall’INPS o dal datore causano guai amari ai contribuenti.
Infatti, possono esserci trascritte informazioni sbagliate che comportano ad esempio, importi non dovuti. O ancora casi di difficoltà nell’uso della dichiarazione precompilata. Anche i ritardi portano a gravi conseguenze. Se la CU non è presentata nei termini stabiliti, le sanzioni variano in relazione a ciò.
Ad esempio, il 16 marzo è la data di scadenza. Se si è oltre questa, ma nei 5 giorni, non ci sono guai, ma se si va oltre i 60 giorni la multa è ridotta a un terzo. In questo caso, si può correggere e si ricorre al ravvedimento operoso, che è l’istituto che serve proprio per “sanare” queste situazioni di ritardo, errore o omissione di informazioni importanti.
Ma è davvero così semplice? Ecco le peggiori conseguenze degli errori e le condizioni di correzione.
È bene riconoscere che il cittadino non ha sempre torto, e il lavoratore deve difendere i suoi interessi. Per cui, se il datore o l’ente che sia, ha commesso un errore, o più di uno, questi vanno corretti. Ritirarsi o omettere una condizione del genere, ha ulteriori conseguenze. Cosa può fare il dipendente?
È vero che si tratta di un sistema abbastanza rigido e severo, ma nonostante ciò non implica il cumulo giuridico delle violazioni. Soprattutto il singolo davanti ogni CU che ha la sua multa, ha la possibilità di tutelarsi. Infatti, se l’ente o il datore emettono dei documenti con errori, non possono rifiutarsi nella correzione.
Ignorare notificazioni di errori significa mettersi contro la normativa vigente. I controlli continueranno a sussistere, e nel tempo le sanzioni diventeranno più amare. E se un dipendente riceve una CU errata come può agire? Può correggere, sollecitando datore o ente per averne una nuova, ma in caso contrario, se chi deve correggere non lo fa, il lavoratore può denunciare il sostituto d’imposta, cercando di far valere il suoi diritti.
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