Le imprese italiane stanno compiendo una vera e propria battaglia senza quartiere per arginare le amare conseguenze del caro energia.
Vi sono realtà del nostro Paese che stanno escogitando soluzioni e varianti alternative. Ingegno per fronteggiare la crisi.
Una di queste aziende ha un nome che già di per sé ispira fiducia e voglia di non arrendersi, Ceramiche Noihttps://ceramichenoi.it/. La loro soluzione? Il Gpl.
Ecco come l’impresa fondata in Città di Castello, nel perugino, ha deciso di affrontare a viso aperto la crisi energetica. Un’azienda che si pone come esempio nazionale.
Ceramiche noi e le risposte alla crisi energetica, per le imprese un vero e proprio modello
In primis l’idea alternativa è stata nella metodologia e nei tempi del lavoro. Ceramiche noi ha scelto di dare avvio alle attività prima dell’orario abituale previsto, risparmiando così sulle spese energetiche, sia relativi al raffrescamento sia alle luci. Insomma il lavoro cominciava di buon mattino, più o meno alle cinque.
Un risparmio di almeno cinque ore. Il che equivale a dire che mensilmente da una bolletta del valore di 60mila euro, se ne sottraevano circa 6000, ovvero il 10%.
Ma il presidente Marco Brozzi ha anche spiegato come un risparmio del genere oggi sia poco più di un simbolo in confronto a bollette stimate intorno ai 180mila euro
La nuova alternativa, la trasformazione degli impianti, ecco il Gpl
Ma Ceramiche Noi non molla e procede nella sua azione finalizzata a risparmiare sulle prossime bollette. In società si sta valutando la trasformazione delle strutture da metano a Gpl. Una strada che potrebbe garantire il passaggio da un quotidiano costo energetico di 6000 euro a uno di 1.500.
Per realizzare un piano del genere sarebbe necessario un investimento di circa 100mila euro in strutture Gpl. Ovviamente il presidente considera l’occasione di un ritorno al metano nel caso in cui le spese diventassero nuovamente razionali.
L’impresa conta ordina da oggi fino al termine del nuovo anno, per via di una realizzazione di nicchia di ceramiche da tavola per importanti brand europei e americani. Un ottimo risultato per una impresa collettiva istituita da undici operai che persero il lavoro nel 2019 a seguito di una delocalizzazione in Armenia.
Nel giro di un triennio il ricavato della precedente azienda da loro rilevata è addirittura quadruplicato superando i 2 milioni di euro, alla conquista di fette di mercato in ogni parte del globo, instaurando relazioni solide con diversi e importanti brand.
Attualmente si parla di 22 forni, per merito di un commercio e di un lavoro che gratifica totalmente le qualità e le competenze di una produzione all’insegna di estetica e valore.
Insomma, le imprese prendano appunti.