L’esperimento delle valute digitali emesse dalle banche centrali continua a coinvolgere le istituzioni finanziarie, in un trend che a partire dall’esperimento cinese si è diffuso a livello internazionale.
Il settore finanziario osserva con attenzione l’evoluzione di quello che potrebbe essere uno tra i mutamenti finanziari con il più grande impatto nella storia dell’economia globale moderna.
Dalla metà di marzo, la Federal Reserve si è unita alle banche centrali del resto del mondo, nel tentativo di sviluppare il proprio dollaro digitale, riscuotendo qualche nervosismo sugli operatori che offrono servizi di pagamenti digitali come Visa e Mastercard, in procinto di essere ridimensionate dalla possibilità futura per i cittadini degli Stati Uniti e del mondo, di fare a meno dei contanti e del circuito finanziario tradizionale messo da queste aziende a loro disposizione.
Oltre agli Stati Uniti, altre realtà a livello internazionale stanno portando avanti il loro processo di digitalizzazione delle valute a corso legale. La prima nazioneal mondo ad aver realizzato una valuta digitale a corso legale sono le Bahamas, che pur facendo parte degli Stati Uniti, hanno una relativa autonomia per quanto riguarda la legislazione locale. Hanno perciò dato vita nel 2020 al Sand Dollar, che potrà essere utilizzato in sostituzione delle tradizionali banconote. Nel continente americano altri paesi sono impegnati nella stessa iniziativa, con Brasile e Canada che metteranno in circolazione la propria valuta in versione digitale entro i prossimi anni.
Nell’Europa continentale l’Unione Europea, ha seguito con una sua iniziativa nel continente, gli sviluppi dello Yuan digitale in Cina, prima tra le nazioni ad avere sperimentato con progetti pilota una valuta digitale emessa dalla banca centrale. La Russia invece sembra volere accelerare nel progetto, che prospetta di concludere nell’anno in corso, a cui seguiranno successivamente la Svezia e il Regno Unito.
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I cambiamenti che una CBDC, la valuta digitale emessa dalla banca centrale, è in grado di portare all’economia reale e al sistema finanziario sono molteplici. Dal modo e dalla diffusione dei pagamenti digitali, alla rivoluzione e ridimensionamento dei servizi bancari, fino al modo nel quale sarà possibile fare o ricevere prestiti, al modo in cui verranno registrate le entrate fiscali.
Non è possibile negare che i pionieri di questa rivoluzione siano stati i gruppi che hanno creato e sostenuto l’uso delle criptovalute. Esse sono infatti quanto di più vicino sul piano digitale ai progetti delle banche centrali, tuttavia esse sono estremamente diverse per il modo in cui sono state concepite, promuovendo la libertà finanziaria, la decentralizzazione e l’assenza di gerarchie. In questa fase storica avremmo l’occasione di percorrere collettivamente un bivio nel quale le criptovalute potrebbero avere la peggio.
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Quello che è successo mercoledì 16 giugno ha mostrato la fragilità delle criptovalute. TITAN una criptovaluta legata in parte al valore del dollaro, ha visto le sue quotazioni passare in soli tre giorni dai 51 dollari, in base alla quotazione su Coinmarketcap, a un valore uguale a zero. La variazione di prezzo estremamente irregolare e volatile ha decretato la fine di questa criptovaluta, attualmente scambiata a un valore pari a 3 milionesimi di centesimo di dollaro.
La criptovaluta era un esperimento che aveva incrementato notevolmente le sue quotazioni a partire dal sostegno di Mark Cuban imprenditore miliardario, che aveva dato il suo supporto offrendo la sua liquidità in DAI, una stablecoin come Tether, legata stabilmente al valore del Dollaro USA, per supportare gli scambi ancora estremante illiquidi. Questo aveva attirato molti trader inesperti a fidarsi dell’investimento ed emulare il noto imprenditore americano, che aveva investito un quantitativo in criptovalute per un valore di 75 mila dollari.
Iron Titanium token (TITAN) era uno di quei progetti legati alla finanza decentralizzata, che aveva raggiunto una capitalizzazione di due miliardi di dollari. Tuttavia il suo valore come per la maggior parte delle criptovalute, non era legata a una funzione economica che potesse dare riscontro del suo valore. È per questo che la criptovaluta di cui la maggior parte dei token era detenuta in mano a pochi acquirenti, è stata venduta improvvisamente contestualmente all’inizio di un trend short, scatenando un effetto domino causato dal panico generalizzato, che si verifica quando gli speculatori decidono di vendere in assenza di una percezione condivisa e oggettiva del valore dell’asset.
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Sempre in relazione alle stablecoin, è notizia recente che Tether una società che ha creato l’omonima stablecoin, è stata indagata dalle autorità di regolamentazione degli Stati Uniti, per non avere ottemperato all’obbligo di mantenere delle riserve in dollari, pari all’ammontare dei Tether in circolazione, che attualmente hanno raggiunto una capitalizzazione di mercato pari a 62,6 miliardi di dollari. Almeno dall’inizio dell’anno Tether aveva smesso di mantenere un deposito corrispondente in dollari modificando la sua copertura con metalli preziosi e obbligazioni.
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