Nuovi guai per i contribuenti sulla questione dell’aggiornamento normativo sulle cartelle esattoriali via PEC. Qual è il danno maggiore? Quello di chi non si informa bene!
Informarsi bene sulla questione è essenziale, perché trovarsi senza un terreno solido, comporterà non pochi guai. Di aggiornamenti normativi ce ne sono sempre troppi, ma con le cartelle esattoriali via PEC sta davvero succedendo un pandemonio. Chi sono i destinatari delle peggiori conseguenze? Già detto, chi non si informa. Da qui, segue dire quali sono i danni maggiori!

L’avanzata della digitalizzazione imperversa in ogni settore, e su questo nel 2025 non c’è alcun dubbio. Infatti, all’interno della suddetta analisi, si evince che senza una posta elettronica certificata, non si possono gestire efficacemente i propri affari, anche quelli più burocratici come quelli delle cartelle esattoriali via PEC.
Fin qui, sembra tutto abbastanza chiaro, il problema però si lega ad un’altra questione. Si fa riferimento alla validità della notifica e all’assenza della firma nei documenti notificati. Cosa significa? Le sentenze più importanti affrontano le due questioni. I cittadini possono risolvere da soli?
Danni normativi? Come gestire le novità sulle cartelle esattoriali via PEC
Analizzato il fatto che senza elementi come una posta elettronica certificata non si può andare molto lontano, si riscontrano delle falle nell’aggiornamento normativo. Come può dirsi valida una comunicazione se manca la firma? Soprattutto cosa significa attenersi alla validità della notifica? Sono modalità di gestione innovativi, ma che meritano la giusta attenzione.

La prima sentenza di cui si parla è quella sulla validità della notifica PEC. La Cassazione con l’ordinanza 6015 del 2023 stabilisce che la notifica di una cartella di pagamento mediante PEC, vale anche se l’indirizzo non è presente nei pubblici registri. Basta che il destinatario possa difendersi senza incertezze sulla provenienza dell’oggetto.
La CTR del Lazio invece considera inesistente la notifica mediante PEC se proviene da un indirizzo non presente nei pubblici elenchi. Tra questi si ricorda Reginide, IPA, e INIPEC.
Anche sull’assenza di firma si fanno ulteriori analisi. Non è necessaria la copia della cartella di pagamento notificata con PEC e con firma digitale. Il formato PDF è valido per garantire l’integrità e l’autenticità del documento. La Suprema Corte lo conferma, ma ciò non richiede la firma digitale, purché la provenienza sia riconducibile in modo chiaro, all’ente emittente.
Ma il contenzioso sulla questione subentra con la sentenza n. 7080 del 2021, quella del CTR Campania, per cui una notifica PEC da indirizzo non ufficiale, è considerata inesistente. Così, la Cassazione con Ordinanza Interlocutoria n. 12423 del 2022, ha affrontato la questione, evidenziando che l’indirizzo deve essere presente nei registri ufficiali!
Da tutto questo trambusto, cosa si evince? Che se la Cassazione vorrebbe confermare la validità anche senza firma e oltre alla presenza nei registri pubblici, le altre corti sono prettamente contrarie!