Cartelle esattoriali, tutto si annulla secondo questa regola dell’esecutivo che non tutti conoscono. Scopriamola nel dettaglio.
I debiti sono un peso che tantissime persone portano su di sé, e per alcune gli importi sono talmente pesanti da non riuscire quasi più a capire come districarsi. Tuttavia, nulla è impossibile.
Come ben sappiamo, quando si riceve una cartella esattoriale, vuol dire che c’è un debito da pagare, di importo X. Esso può essere un debito fatto per via di una multa, oppure può essere un’imposta non pagata, o ancora, contributi non pagati a enti pubblici.
Di solito, in questi casi, le soluzioni sono due. La prima, nel caso in cui si disponga del denaro richiesto nella cartella esattoriale, è pagare il debito. La seconda, invece, è pagare a rate. In questo modo, si andrà a bloccare un procedimento che porterebbe, altrimenti, a una serie di sanzioni, anche molto pesanti.
Tra queste, un fermo amministrativo: non potrete più circolare con la vostra automobile, né venderla. Potrebbe essere pignorato il vostro conto corrente, oppure i beni mobili o anche gli immobili, in determinate circostanze.
Ma in molti si chiedono: quando le cartelle esattoriali sono annullate? Approfondiamo la cosa nel dettaglio.
Cartelle esattoriali, la legge che annulla i debiti
Forse non tutti lo sanno, ma una volta ricevuta una cartella esattoriale, il contribuente ne può richiedere la sospensione. Le ragioni per cui può farlo sono diverse.
In primis, se il debito è prescritto. In secundis, se si è già provveduto a pagare il debito. E poi, se è stato emesso una sgravio dall’ente creditore oppure se stabilito da un giudice. E poi per qualunque altra causa che sia valida, compresi errori ecc.
Quando un contribuente riceve una cartella esattoriale, ha 60 giorni per chiederne l’annullamento. L’Agenzia delle Entrate, ricevuta la domanda, ha 10 giorni per comunicare all’Ente da cui arriva la cartella, la risposta del contribuente.
L’Ente replicherà poi al contribuente, accettando le ragioni addotte dal contribuente, annullando il debito. Segnalerà la cancellazione all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Oppure, se le ragioni non saranno ritenute valide, il debito sarà confermato e sarà chiesto al contribuente di versare il dovuto e all’Agenzia di continuare a chiedere il pagamento.
Se questa procedura non è perfettamente completata entro 220 giorni, la Legge prevede che la cartella sia annullata per un sistema che è una sorta di silenzio assenso.