Cartelle esattoriali, la Cassazione pone una nuova sentenza su prescrizione e rateizzazione: cosa cambia nello specifico.
Sono molte le persone che si trovano in una situazione debitoria, a causa del mancato pagamento di tasse, sanzioni o altro, dovute all’Agenzia delle Entrate.
I debiti sono un vero e proprio peso, soprattutto se sono tanti, ed è per questo che è essenziale organizzarsi bene per pagarli, in modo da non dovere nulla a nessuno. A volte, però, possono accadere imprevisti e altre situazioni, che ci portano a non riuscire a saldare il dovuto, ed è lì che purtroppo, si incappa nel debito.
Quando non si paga il dovuto al Fisco, scatta, come primo step, l’invio di una cartella esattoriale, in cui si richiede il pagamento della somma, e si indica una scadenza, entro cui dovrà avere luogo il saldo.
A volte, le cartelle esattoriali vanno in prescrizione, dopo 5/10 anni, dipende dal tipo di debito che si è contratto. Ma la Corte di Cassazione ha fatto il punto su prescrizione e rateizzazione delle cartelle, chiarendo alcuni concetti da tenere bene a mente.
La Corte di Cassazione, con una sentenza del 23 ottobre 2024 n°27504, ha chiarito alcuni dettagli sulle conseguenze che occorrono se si chiede di rateizzare una cartella esattoriale.
Sappiamo bene come un contribuente che ha difficoltà economiche, non riesca a tenere il passo con i debiti, ed è così che chiede, per l’appunto, una rateazione. È infatti possibile chiedere di rateizzare fino a 120 mila euro, per ogni istanza.
Si può chiedere di pagare in 84 rate mensili, se si presenta domanda tra il 2025 e 2026, 96 rate se lo si fa tra il 2027 e 2028, e 108 rate per le richieste che perverranno a partire dal 2029. In precedenza, si poteva dilazionare il debito in 72 rate.
Nel caso che la Cassazione ha valutato, un uomo aveva fatto ricorso contro diverse cartelle esattoriali, asserendo di non averne avuto notifica. Ma in sede di valutazione, era stato appurato il contrario. L’uomo, infatti, aveva inoltrato una richiesta di rateazione, che era decaduta perché non aveva saldato il dovuto.
La Cassazione ha quindi sentenziato che già facendo domanda di rateizzazione, si dimostra di essere a conoscenza delle cartelle esattoriali, e ciò vuol dire che non sussiste alcun vizio di notifica.
La Corte ha anche chiarito che rateizzando, si interrompono i termini di prescrizione delle cartelle. È qui importante sottolineare che c’è differenza tra interrompere e sospendere la prescrizione.
Nel primo caso, infatti, l’interruzione ha luogo quando il contribuente mostra la volontà di far valere un diritto, il che porta a far cominciare il termine di prescrizione, daccapo.
Nel secondo, invece, il termine di prescrizione si sospende in modo temporaneo, e ricomincia dal momento in cui è avvenuta la sospensione. Quindi, non si annulla.
In sostanza, l’Agenzia delle Entrate può esigere il saldo del dovuto, anche trascorso il termine di prescrizione originario, in quanto esso è stato interrotto nel momento in cui il contribuente ha chiesto di rateizzare la somma da pagare.
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