Mentre il governo è al lavoro su un decreto per tagliare il caro energia e ridurre le bollette, l’Unione Europea si prepara a seguire gli Usa nell’embargo di petrolio e gas.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al Congresso di revocare la clausola di “nazione più favorita”, interrompendo le normali relazioni commerciali con Mosca.
La Commissione europea ha varato un nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che peseranno sul settore del lusso, della siderurgia e l’energia. La Russia viene sospesa dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale, con la revoca delle condizioni speciali riconosciute alla Organizzazione mondiale del commercio.
Se l’economia russa è quasi del tutto paralizzata, si accresce la possibilità di default con effetti nel lungo periodo. Per minimizzare le conseguenze negative, Putin ha ordinato al governo di agire con la nazionalizzazione delle imprese straniere che intendano lasciare la Russia e sono stati deliberati controlli sui cambi e sui prezzi.
Un eventuale default della Russia, metterebbe a rischio 19 miliardi italiani. Il nostro Paese è esposto in obbligazioni, prestiti bancari e investimenti in aziende. Sui prossimi interventi atti a calmierare il prezzo di carburante e gas resta l’incognita delle risorse. Non si esclude uno scostamento di bilancio ma è prima necessario lasciare che l’evoluzione dello scenario risulti meno imprevedibile. In questo senso c’è già chi ipotizza un’uscita completa dell’Europa dal commercio con la Russia anche per gas e petrolio.
Questo renderebbe inutili i tentativi di colmare la differenza degli attuali aumenti di prezzo con le sole risorse dello Stato italiano. Il premier Mario Draghi, insieme al ministro Cingolani, ha presentato a Bruxelles un piano per stabilire un tetto massimo di 80 euro a megawattora per il prezzo del gas in tutta l’Ue. L’idea potrebbe creare una sinergia utile in vista di una strategia comune per fermare la Russia. Tuttavia i tecnici di Bruxelles non hanno condiviso la proposta. Sostengono che in questo modo i Paesi fornitori potrebbero decurtare l’offerta di materia prima per aumentare il loro guadagno.
Le alternative sono limiti quasi arbitrari nel contenimento dei prezzi: si ipotizza di far salire il limite a 100 euro a megawattora sull’importazione di gas nel primo mese, 90 nel secondo e 80 nel terzo. Tra le ipotesi, c’è anche un taglio delle accise su benzina e gasolio per avere un risparmio immediato del 10%.
Secondo quanto scrive il New York Times per liberare l’Europa dal gas russo limitando i danni collaterali servirebbe un patto energetico transatlantico. L’Europa non è preparata a una reazione della Russia che può tagliare la fornitura di gas del continente. Per rafforzarsi contro tale evenienza potrebbe unirsi agli Stati Uniti, al Canada e ad altri importanti produttori di energia. In questo senso si parla già di patto transatlantico, utile a garantire di avere alternative energetiche prontamente disponibili. Attualmente in pericolo la produzione delle acciaierie italiane per la mancanza delle materie prime.
L’UE può realizzare in parte la sua indipendenza aumentando le importazioni di gas naturale liquefatto. Oltre a questo è necessario produrre maggiore energia rinnovabile, diffondendo l’uso di biogas e idrogeno. Tutto questo in aggiunta a un uso più strategico delle riserve di gas naturale, alcune acquistate collettivamente dagli Stati membri dell’UE attraverso un piano di appalti congiunti.
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