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Caro bollette: il paradossale effetto delle energie rinnovabili

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Per mitigare i cambiamenti climatici, l’Europa ha preso importanti provvedimenti. Le bollette del 2022 potrebbero risentirne.

I provvedimenti della Commissione Europea prevedono un obbiettivo di riduzione del 55% delle emissioni inquinanti entro i prossimi 8 anni.

Con l’attuale insieme di generazione derivante da fonti fossili e rinnovabili la bolletta elettrica può arrivare a 95 miliardi nel 2022. Il costo per gli utenti sarà quindi più che raddoppiato rispetto ai dati del 2019 pari a 44 miliardi. Lo rileva Elettricita’ futura nella sua presentazione per la commissione Bilancio del Senato sul Dl sostegni. La principale associazione del comparto elettrico italiano è il risultato dell’integrazione di Assoelettrica e assoRinnovabili.

Facendo i conti con l’economia reale e l’aumento del costo dei carburanti fossili, avremmo tuttavia risultati molto diversi. Paradossalmente se il target del 2030, pari al 72% di rinnovabili sul mx di generazione elettrica fosse già stato raggiunto quest’anno, la bolletta 2022 sarebbe sostanzialmente pari a quella del 2019.

L’Italia potrebbe già risparmiare almeno 50 miliardi. Il parere del presidente di Arera Besseghini, in audizione alla Commissione Parlamentare di inchiesta sulla tutela dei consumatori, ha sottolineato che dato il trend nel primo trimestre 2022, si registra un aumento del costo di energia elettrica medio rispetto al trimestre precedente del 55% e del 41,8 per il gas.

Caro bollette; gli effetti a lungo termine di una variabile sottovalutata

Le misure indispensabili per accelerare e semplificare la diffusione delle rinnovabili prendono quindi in considerazione i costi benefici dall’indipendenza delle fonti fossili, come petrolio e gas naturale. Il Green Deal ufficializzato a partire dalla sua pubblicazione nel  dicembre 2019, mette in campo una serie di misure al fine di modificare la legislazione e investire nei paesi europei, per trasformare la società e l’economia in senso ecologico.

L’Italia come membro dell’Unione Europea è impegnata a riorganizzare per prossimi anni il sistema produttivo per mezzo degli incentivi fiscali e le modifiche normative, come la tassazione delle emissioni inquinanti.

Secondo Carlo Tamburi, Direttore per l’Italia del gruppo Enel, negli ultimi anni le fonti rinnovabili sono passate da circa il 30 al 37% della produzione. Questo ha consentito un minore ricorso al gas con un costo di 98 euro per megawattora anziché i 111 che avremmo avuto senza l’alternativa verde. Le risorse naturali sono ampiamente disponibili e questo rende meno dipendente non solo l’Italia, ma tutta l’Europa.

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Sole e vento per essere autonomi

Il caso italiano è emblematico dell’uso ancora troppo limitato che si fa in Europa delle fonti rinnovabili. Nel nostro Paese il sistema elettrico dipende ancora per il 45% dal gas naturale, importato per il 90%. In questo modo l’Italia ma anche molti altri paesi europei si espongono all’alta volatilità dei prezzi di questa materia prima. Oltre a ciò dipendono dai rapporti commerciali e diplomatici con paesi in grado di compromettere la sicurezza nazionale. Per avere in futuro costi sempre più bassi è necessario far funzionare le aste sulle rinnovabili e ridurre i tempi delle autorizzazioni.

A beneficiare della domanda di energia elettrica c’è naturalmente Enel. La società ha chiuso l’esercizio di bilancio 2021 con ricavi aumentati del 33,8% rispetto a quelli del 2020. La variazione deriva oltre che dalla ripresa dei consumi anche dai maggiori ricavi di Enel X dalla generazione termoelettrica.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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