Caos Superbonus 110%, grave rischio per i cantieri: cosa succede?

È caos Superbonus 110%: dopo l’allarme sui fondi terminati, ora c’è il rischio che migliaia di imprese edilizie falliscano, con la perdita di posti di lavoro.

La chiusura dei rubinetti da parte degli istituti bancari, che fino a qualche mese fa accettavano il meccanismo della cessione del credito, ha generato un vortice negativo attorno al Superbonus 110%.

Caos Superbonus 110%, grave rischio per i cantieri: cosa succede?

I rischi principali riguardano le imprese, le banche ma anche i contribuenti. Nei prossimi mesi dovremmo aspettarci costi più alti e spiacevoli sorprese, che riguarderanno sia i nuovi cantieri che quelli già aperti.

In attesa che venga trovata una soluzione legislativa a questa spinosa situazione, il Governo ha la priorità di completare i lavori che sono già stati avviati.

L’esigenza nasce da una duplice motivazione: evitare il fallimento delle imprese coinvolte, si tratta di circa 33mila edilizie e non solo, ed evitare la perdita di posti di lavoro.

Ovviamente, l’obiettivo e anche quello di scongiurare spiacevoli situazioni che lasciano i contribuenti con ristrutturazioni non completate.

Caos Superbonus 110%: cosa accadrà ora?

Quando il Superbonus 110% è stato introdotto dal Governo, sembrava una grande occasione per milioni di famiglie e di condomini per ristrutturare le proprie abitazioni e migliorare l’efficienza energetica degli immobili.

In effetti, questo era l’obiettivo. Tuttavia, le cose non sono andate esattamente come ci si aspettava. Infatti, nel corso dei mesi, sono state introdotte una serie di novità, che hanno creato confusione fino a generare il caos totale.

Con il tempo dunque il Superbonus si è rivelata una soluzione piuttosto difficile da gestire e da interpretare.

Una delle ragioni del (quasi) fallimento della misura, riguarda lo sforamento di oltre 400 milioni di euro del plafon originario, inzialmente fissato a 33,3 miliardi di euro.

Successivamente si sono aggiunte ulteriori criticità, in merito ai rischi per le aziende che accedono alla cessione dei crediti di imposta. Attualmente le banche non riescono a soddisfare quest’opportunità per circa 2,6 miliardi di euro.

C’è il rischio, per i contribuenti, di trovarsi ad affrontare grossi problemi dovuti ad eventuali esborsi piuttosto alti, che servirebbero a saldare le opere lasciate a metà.

L’agevolazione voluta dallo Stato ha lasciato l’amaro in bocca. Nonostante rimarrà in vigore entro la fine del 2025, c’è chi ipotizza una chiusura anticipata a causa di tutti i problemi tecnici che sono emersi.

Quali sono gli scenari futuri

La situazione attuale che riguarda il Superbonus 110% ci spinge a consigliare di evitare di avviare l’iter per ottenere le detrazioni fiscali previste.

Di fatto, c’è la possibilità, fino al 30 giugno 2022, di avviare interventi di ristrutturazione sugli edifici monofamiliari, fruendo del suddetto beneficio fiscale.

Tuttavia, ci sono diverse incertezze che spingono ad essere prudenti. Per le pratiche già in corso la situazione non è delle migliori e, a partire dal primo luglio, saranno applicati costi più alti.

In sostanza, i crediti per i destinatari finali subiranno l’effetto della svalutazione, con conseguenze disastrose per le ditte edilizia che hanno già anticipato i costi.

Il rischio è che la maggior parte dei lavori già iniziati restino incompiuti. Qualora si dovesse verificare una fattispecie del genere e il bonus è già stato in parte incassato, c’è la concreta possibilità che lo Stato richieda indietro i fondi. Una vera e propria stangata, con tanto di sanzioni pecuniarie.

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