La pandemia ha reso difficile le cure di molte patologie e i malati di cancro e le loro famiglie vivono questa situazione con molta sofferenza.
L’Italia con la pandemia vive momenti difficili, sia in campo sanitario che economico gravando come un macigno sui lavoratori, famiglie, imprese e malati oncologici.
I malati di cancro, coloro che hanno bisogno di assistenza e combattono ogni giorno con cure necessarie per la sopravvivenza, vivono un grosso disagio. È arrivata in Redazione una lettera che sottolinea il momento difficile che viviamo.
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Vorrei raccontare brevemente la mia storia che sicuramente è simile a tante altre che vivono il mio stesso dramma.
Il 16 dicembre a seguito di un malore mia madre è stata ricoverata presso un Ospedale. Dopo vari accertamenti a rilento viste tutte le feste natalizie le hanno diagnosticato un tumore al polmone senza possibilità di intervento e con una sentenza nefasta. A seguito delle restrizioni dovute al Covid, l’Ospedale è stato chiuso a ogni tipo di visita. Quindi, i miei rapporti con i medici si sono sviluppati esclusivamente per telefono senza mai avere nessun contatto con loro. La situazione di mia madre è precipitata in tempi brevi tra morfina e supplizi vari. Soltanto una volta ho avuto il permesso di farle visita con un tampone molecolare.
Mi sono scontrata con una burocrazia incredibile per chiedere l’Hospitz delle cure palliative domiciliari a fronte di una lunga lista di attesa. Finalmente ero riuscita a ottenere l’assistenza per seguirla a casa. Avevo predisposto praticamente tutto invece la sera prima delle sue dimissioni mi dicono dall’ospedale che risulta positiva al Covid e invece di mandarla a casa la mandano in un reparto apposito.
Da quel momento ne perdo le tracce. Il suo telefono non viene messo sotto carica e i medici mi dicono che la situazione è peggiorata. Tra dosi massicce di morfina e altro entra in uno stato soporifero. Nel frattempo mi recò anche in ospedale con i carabinieri per ottenere un colloquio con il direttore sanitario perché sento dai primi messaggi (poi il nulla) solo grida di dolore.
Mando infine 2 PEC per richiedere l’anamnesi completa di mia madre più il tampone positivo che ne ha determinato il blocco delle dimissioni non ottengo risposta. Questa mattina il medico che l’ha in cura, un cardiologo, perché in oncologia non c’è mai stato posto, mi aggredisce verbalmente per queste PEC dicendomi che io sostanzialmente ho mostrato sfiducia nel loro operato. Ci sarebbe ancora tantissimo da dire ma vorrei portare a testimonianza la mia storia e quella di tutte le persone che vivono il mio dramma dove i propri cari muoiono soli senza nessun conforto. Grazie per l’attenzione!
Purtroppo, la Lettrice ci ha fatto sapere che la mamma è morta, senza poterla salutare, senza un ultimo sguardo, senza un ultimo abbraccio.
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