Cosa cambia sulla tassazione dell’immobile: il 2025 presenta novità sostanziali a discapito di proprietari e inquilini
Le modifiche fiscali introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 hanno acceso il dibattito sulla tassazione immobiliare in Italia. Sebbene le nuove misure colpiscano direttamente i proprietari di immobili, l’effetto finale rischia di ricadere anche sugli inquilini, acuendo una problematica di cui i cittadini si lamentano ormai da tempo e dalla quale sembra difficile tirar fuori un punto d’incontro.
Il problema della tassazione sugli immobili non è di certo una novità in Italia, ma con la pressione del caro vita degli ultimi anni risulta difficile anche per i proprietari di casa fare i conti con le tasse da pagare; e per bilanciare entrate e uscite, una delle risoluzioni sembra riversarsi proprio nell’aumentare anche i canoni d’affitto. In questo modo riesce difficile uscire da un loop che ormai vede protagoniste tante città italiane e di cui non si parla mai abbastanza.
Con un aumento generalizzato degli affitti e la staticità dei salari, la vita in Italia inizia a diventare insostenibile, e il 2025 non sembra riuscire ad alleggerire la situazione nonostante la Bce abbia deciso di dare un altro taglio ai tassi d’interesse. Un’economia che non circola, statica e poco reattiva, porta alla stasi dell’intero paese, e perché no, di tutta l’UE. Con la Germania in recessione, anche noi di riflesso stiamo vivendo un malessere europeo non indifferente. Il problema del debito pubblico non migliora la situazione e in un contesto così frastagliato, anche spese alimentari e d’alloggio sembrano diventare insormontabili per le famiglie lavoratrici.
Novità fiscali nella Legge di Bilancio 2025: anche gli immobili protagonisti
Tra le novità fiscali dettate dalla nuova Legge di Bilancio del Governo Meloni per il 2025, gli immobili sono protagonisti, con l’introduzione di cambiamenti sia sull’IMU che sulla TARI.
- IMU: L’aliquota ordinaria resta al 10,6%, ma per gli immobili di lusso può salire fino al 12%. Per le prime case di pregio, invece, l’aliquota passa dal 4% al 6%.
- TARI: Questa tassa viene abolita per le abitazioni principali non di lusso, ma resta per seconde case e immobili commerciali, con un’aliquota massima del 3,5%.
A queste tasse, si aggiunge l’Imposta di registro che per le prime case è rimasta invariata al 2% ma che per le seconde case di valore superiore a 500.000 euro, aumenta dal 9% all’11%. Come è possibile rilevare dai dati percentuali, gli aumenti riguardano solo una determinata fetta di popolazione, ma ciò non significa che i rialzi non abbiano poi risvolti anche sulle famiglie in affitto.
Gli effetti delle nuove tassazioni sulle abitazioni in Italia
L’aumento delle imposte immobiliari penalizza soprattutto chi possiede più di una casa, e chi possiede una proprietà che rientra al catasto tra le abitazioni di lusso. Per compensare i rialzi, la Legge di Bilancio ha anche previsto incentivi per ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, sia per i meno abbienti che per coloro che hanno un Isee nella media ma che hanno deciso di migliorare la classe di efficienza energetica.
Tuttavia, il maggior peso fiscale potrebbe spingere molti proprietari a trasferire questi costi sugli inquilini per riuscire a ottenere comunque un ritorno economico che riesca a coprire le spese, ed è proprio questo meccanismo a ricadere poi su tutte le infrastrutture delle città che propongono sul mercato prezzi troppo per gli affitti. Insostenibili.
Chi vive in affitto rischia di essere danneggiato da queste misure per via dei ritocchi di prezzo da parte dei proprietari, rendendo così di riflesso una risposta a catena che andrà a rendere ancora più difficile trovare soluzioni abitative a prezzi accessibili. Inoltre, l’aumento della tassazione sulle seconde case potrebbe scoraggiare la messa a disposizione di immobili per il mercato degli affitti a lungo termine da parte dei proprietari di casa che in alcuni casi sembra non riescano neanche a rientrare nelle spese, riducendo l’offerta e facendo lievitare ulteriormente i prezzi.
Riforma del catasto come ipotesi di un piano governativo più ampio
Guardando a un futuro neanche troppo lontano, anche se la riforma del catasto non è inclusa nella Legge di Bilancio 2025, è parte di un piano governativo più ampio. L’obiettivo sarebbe quello di aggiornare la rendita catastale e far emergere immobili non censiti. Questa mossa potrebbe a sua volta portare a un’ulteriore revisione della tassazione immobiliare, con possibili ripercussioni anche sugli affitti.
Oltre agli effetti indiretti delle nuove tasse, spesso ci si ritrova anche a dover fare i conti con mancate manutenzioni, oppure ritenzioni dei depositi cauzionali, soprattutto per gli affittuari fuori sede. In un malessere generale, il problema affitti acuisce le problematiche delle famiglie: la situazione impone una riflessione su come garantire un equilibrio tra il diritto alla proprietà e la tutela di chi cerca una casa in affitto per evitare che molte città italiane diventino completamente inaccessibili, gravando anche su aziende e infrastrutture del territorio.