Come calcolare l’Imu per un appartamento medio? Ecco tutti gli aspetti da considerare

Come calcolare l’importo della tassa per un appartamento di circa 90 metri quadri. Il criterio non è sempre lo stesso.

Esenzioni Imu

L’Imu, la tassa che di fatto sostituisce la vecchia Ici, ha delle regole e delle dinamiche ben precise, in parte molto somiglianti  a quelle che regolavano il criterio di calcolo della sua tassa antenata. Molti credono che esistano una serie di fattori standard che in qualche modo vadano ad equiparare l’importo della tassa riferito ad esempio ad un appartamento di 90 metri quadri in qualsiasi posto d’Italia si trovi. In realtà il calcolo è un tantino più complesso e tiene conto di fattori anche territoriale, come è giusto che sia secondo alcuni punti di vista. Il calcolo quindi si basa su alcune precise riflessioni, spesso nemmeno poi tanto scontate.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una serie di questioni legate proprio al calcolo dell’Imu che hanno fatto storcere il muso a numerosi proprietari di casa. Tutto nasce dalla necessità in ogni modo dello Stato di far cassa. Necessità che spesso non tiene conto di disagi dovuti ad esempio alla presenza di un inquilino moroso. Si è parlato di Imu da pagare o meno in presenza di un inquilino con sentenza di sfratto esecutivo. Cosa succede in quei casi, beh, in ogni caso il proprietario dell’immobile deve pagare, poi nel caso si riconsidera la posizione di eventuale credito. Ma torniamo al nostro discorso iniziale.

Come calcolare l’Imu per un appartamento medio? I fattori da tenere in considerazione

In merito all’importo da calcolare e seguendo tali criteri è chiaro che non possiamo immaginare che per un immobile ad esempio a Milano, di 90 metri quadri si possa pagare lo stesso importo degli stessi 90 metri quadri ma collocati a Bari. Immaginiamo l’appartamento di Milano, 90 metri quadri, rendita catastale di 380 euro, aliquota allo 0,68% e quota di possesso al 100% per il proprietario, l’Imu totale da pagare è di 434,11 euro.  A Bari, invece rendita catastale sempre di 380 euro e considerando l’aliquota allo 0,46%, per una quota di possesso al 100% per il proprietario che ha ereditato la casa, l’Imu totale da pagare è di 293,66 euro. La differenza è più che netta.

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Viene da se dunque che ad incidere sull’importo finale, netto, della tassa da pagare ci sono anche altri fattori. Nel dettaglio, di seguito, ecco ciò che viene considerato per arrivare ad un calcolo fedele alle logiche imposte dalle regole in questione. Il calcolo dunque segue la seguente logica:

  • rivalutazione del 5% della rendita catastale
  • moltiplicare il risultato per il coefficiente di ogni singolo immobile
  • applicare alla cifra ottenuta la relativa aliquote Imu stabilita da ogni singolo Comune
  • sottrarre dal risultato eventuali detrazioni se previste dal proprio Comune di residenza.

Vanno considerati inoltre i seguenti coefficienti:

  • 160 per le abitazioni ad accezione di quelle appartenenti alle categorie catastali A e pertinenze, cantine e soffitte (C2), box e autorimesse (C6), tettoie (C7);
  • 140 per immobili a uso collettivo (categoria B) e laboratori artigianali, stabilimenti balneari (C3, C4, C5);
  • 80 per uffici e studi (A10), banche e assicurazioni (D5);
  • 65 per immobili a destinazione speciale (categoria D, escluso D5);
  • 55 per negozi (C1).

Il pagamento della tassa va quindi a questo punto eseguito attraverso le modalità indicate dalla legge in questione.  Un calcolo dunque non del tutto semplice, che tiene conto di dinamiche che probabilmente molti ignorano ma che definiscono al meglio le intenzioni della stessa regolamentazione della tassa. Vanno dunque a questo punto comprese le differenze tra singole regioni e comuni. Destinazione, localizzazione, metratura, tutto incide e tutto va a determinare nei fatti quell’importo ora in discussione. Il percorso a questo punto appare molto più comprensibile e forse semplice di ciò che si potesse immaginare.

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