Uno dei pochissimi mercati che non ha risentito della crisi dei consumi nel 2020 è quello alimentare. L’intera filiera produttiva, fino alla grande distribuzione, ha continuato a fare profitti quasi indisturbata, con perdite minori del 3% rispetto ai valori del 2019.
Il prospetto economico per quest’anno dovrebbe accelerare, con un incremento del 8%, aumentando le possibilità di investimento e di acquisizione delle grandi multinazionali.
Il settore alimentare è fortemente dipendente dal processo produttivo, la cui base è naturalmente l’agrochimica, che presenta a oggi livelli preoccupanti di concentrazione economica, con fusioni e acquisizioni succedutesi negli ultimi quattro anni tali da risultare oggi nelle mani di sole quattro aziende in tutto il mondo.
Le quattro aziende sono:
Per calcolare il grado di concorrenza di questo settore economico, l’ideale è utilizzare l’indice di concentrazione delle quattro imprese, chiamato con il suo acronimo CR4 ratio. Esso è calcolato come il rapporto tra la somma del fatturato delle società e il fatturato dell’intero mercato.
Il CR4 Ratio è un valore compreso tra 0%, che determina un regime di concorrenza perfetta e 100%, che rappresenta invece un regime di monopolio. Il risultato del calcolo per queste quattro società è pari al 65%.
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Questo significa a tutti gli effetti che queste quattro grandi corporazioni possono decidere il destino degli alimenti come frutta, verdura e cereali, semplicemente in base alla loro volontà tecnico scientifica, che permette di creare e distribuire non solo pesticidi e medicinali destinati al settore agricolo, ma anche le semenze, modificate al fine di garantire al settore un alto rendimento nella crescita e nella fertilità delle piantagioni.
Se la coltura delle semenze è diventata una questione di biotecnologie, queste sono diventate esclusiva di chi è in grado di mettere a disposizione ingenti capitali e una serie di competenze nei settori relativi alla chimica e alla biologia, tali da agevolare quei settori divenuti tra loro sempre meno concorrenziali essendo stati capaci di sfruttare l’influenza strategica sulle nazioni della produzione alimentare.
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L’altro lato della medaglia sono le ricadute nella responsabilità in mano a pochi soggetti, in grado di produrre, distribuire e spesso brevettare gli alimenti. Questi possono essere facilmente indicati dalla politica e dai governi come coloro in dovere di mantenere alti gli standard e le qualità nutritive dei prodotti. Oltre questo è possibile aumentare l’efficienza delle colture in un ottica di sostenibilità, al fine di ridurre l’impatto ambientale, in modo che i nostri sistemi produttivi possano sostenere già oggi il fabbisogno alimentare in sinergia con la salute della popolazione mondiale.
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