Nel decreto Aiuti bis ecco due miliardi per l’azzeramento degli oneri di sistema sulle bollette (proroga) mentre un miliardo di euro dovrebbe essere destinato alla proroga del taglio delle accise su benzina e diesel oltre il 21 agosto. Ma una misura clou sarà lo stanziamento per la decontribuzione, con buste paga più sostanziose.
Nelle scorse settimane, prima della crisi di Governo che ha portato alle dimissioni del Premier Draghi, al ritorno anticipato alle urne il 25 settembre e alla fase del cd. “disbrigo degli affari correnti’ da parte dell’Esecutivo, si era parlato di un eventuale bis del bonus 200 euro.
Quest’ultimo è stato introdotto dal decreto Aiuti dello scorso maggio e rappresenta di fatto un’indennità una tantum, versata cioè una sola volta ai lavoratori subordinati da parte dei datori di lavoro. Essa ha trovato spazio nella busta paga relativa alla mensilità di luglio. In verità tra le categorie beneficiarie non ci sono i dipendenti, ma anche altre quali ad esempio quella dei pensionati o i lavoratori autonomi e liberi professionisti.
Il bonus 200 euro – assegnato sulla scorta del requisito del reddito annuo – si rivolge ad un bacino di 31,5 milioni di beneficiari, ovvero più della metà degli italiani. Con le ultime vicende che hanno portato prima allo scontro e poi alla frattura insanabile nel Governo, non stupisce però la notizia per la quale la riconferma del contributo è di fatto saltata.
Tuttavia, il Governo avrebbe elaborato una soluzione idonea a compensare ciò. Di che si tratta? Ebbene, all’orizzonte si profila l’aumento netto in busta paga tramite taglio dei contributi.
Busta paga più corposa grazie all’iniziativa del Governo? Le prospettive con il decreto Aiuti bis
Salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, ridurre il peso di un’inflazione galoppante e dare un sostegno concreto contro gli aumenti dei costi di materie prime e bollette. Questi alcuni degli obiettivi di un Governo la cui azione è ora fortemente limitata: ciò però non toglie che sia possibile intervenire sullo stipendio, attraverso il meccanismo della cd. decontribuzione.
Ecco allora le prime notizie ufficiali sul destino del bonus 200 euro, che almeno per il momento sarà archiviato per far spazio alla mossa dell’aumento del netto in busta paga. La decontribuzione di fatto comporta una riduzione dell’importo dei contributi previdenziali e assistenziali collegati agli stipendi dei lavoratori.
Interessante notare che secondo gli artefici di questa novità, il meccanismo di agevolazione in oggetto dovrebbe protrarsi almeno fino a fine 2022, e non valere per un mese come la breve esperienza del bonus 200 euro.
D’altronde il tempo stringe e i bisogni dei cittadini hanno bisogno di risposte. Ecco perché, anche se tenuto al mero disbrigo degli affari correnti, il Governo guidato da Mario Draghi, pur dimissionario, procede nel suo iter di confronto con i sindacati. Lo scopo è la stesura del nuovo decreto Aiuti: nel provvedimento troverebbe spazio un’opzione differente da quella finora in gioco e relativa ad un possibile bis – o addirittura tris – del bonus.
Aumento busta paga con il decreto Aiuti bis: le cifre sul tavolo
Come confermato da Draghi ai sindacati niente riproposizione del bonus 200 euro ma piuttosto il citato intervento di decontribuzione che, a ben vedere, appare un’iniziativa più interessante per i lavoratori, specialmente se consideriamo che dovrebbe proseguire almeno fino a dicembre.
Per quanto riguarda il nuovo decreto Aiuti possiamo già fare qualche stima delle risorse sul tavolo. Ebbene, le risorse previste per il decreto corrispondono a circa 14,3 miliardi di euro, e grazie ad esse sono in programma le proroghe di alcuni meccanismi che servono a sostenere i cittadini contro l’aumento dei prezzi del carburante e delle bollette.
Detti stanziamenti serviranno però anche a ‘rafforzare’ gli stipendi e la busta paga – fermo restando molto probabilmente il requisito di reddito già visto per il bonus 200 euro (limite pari a 35mila euro annui).
I 14,3 miliardi di euro per finanziare il decreto citato sono provenienti dalle maggiori entrate, con un deficit calato di 0,8 punti percentuali rispetto al PIL.
I sindacati accolgono positivamente l’iniziativa della decontribuzione
I sindacati paiono apprezzare la scelta verso la decontribuzione e i netti in busta paga più alti. In effetti, nelle scorse settimane Cgil, Cisl e Uil avevano raccomandato uno stop al bonus 200 euro, per introdurre invece interventi strutturali.
Come accennato, la decontribuzione cui segue l’aumento del netto potrebbe essere varata tra il mese di luglio e quello di dicembre. Di fatto non un intervento radicale e strutturale, ma almeno un inizio: probabilmente con il nuovo Governo avremo notizie più certe sull’eventuale riconferma dell’iniziativa, questa volta per una durata maggiore. Lo strumento ideale per fare ciò sarebbe la legge di Bilancio 2023.
Infine circa le tempistiche per il varo ufficiale del decreto Aiuti bis, ricordiamo che entro la prossima settimana è atteso l’ok finale da parte del Consiglio dei ministri.