Busta paga: dal 1 gennaio si perdono 80 euro, il piccolo sacrificio per i lavoratori

All’inizio dell’anno nuovo arrivano delle brutte notizie per i lavoratori: dal 1 gennaio perderanno 80 euro in busta paga.

Il Governo Meloni negli ultimi due anni ha dimostrato apertamente di non vedere di buon occhio i “neet” ovvero i maggiorenni che vivono ancora a casa con mamma e papà (e a loro carico) e che non studiano e nemmeno lavorano. Nel 2025 arrivano altre brutte notizie per i genitori di questi ragazzi che perderanno 80 euro in busta paga. 

Uomo che fa dei calcoli
Busta paga: dal 1 gennaio si perdono 80 euro, il piccolo sacrificio per i lavoratori – trading.it

Il tutto si aggiunge alla già precedente decisione del Governo di includere i figli con più di 26 anni di età nell’Isee dei genitori anche quando non conviventi, nel caso in cui abbiano un reddito inferiore alla soglia minima per non essere considerati a carico, non siano coniugati e non abbiano figli. In molti casi ciò aveva comportato anche l’impossibilità di presentare la domanda per l’Assegno di inclusione.

Dal 1 gennaio i lavoratori perderanno 80 euro in busta paga: il nuovo anno comincia nel peggiore dei modi

La novità per i lavoratori a partire dal 1 gennaio sta nel fatto che i genitori dei cosiddetti “bamboccioni” non potranno beneficiare della detrazione per familiari a carico in caso di figli di età superiore ai 30 anni. La notizia è sconcertate perché in alcune circostanze questo bonus arrivava anche ad 80 euro (circa) al mese. 

Mamma imbocca figlio adulto
Dal 1 gennaio i lavoratori perderanno 80 euro in busta paga: il nuovo anno comincia nel peggiore dei modi – trading.it

Lo stipendio del 2025 sarà dunque molto più basso rispetto a quello guadagnato nel 2024. O meglio il lordo sarà sempre lo stesso ma a cambiare sarà il netto dato che si pagherà più Irpef allo Stato. Oggi le detrazioni per figli a carico (riconosciute solo per quelli di età superiore a 21 anni e un reddito inferiore a 4.000 euro nel caso di figli di età non superiore a 24 anni, 2.840,51 euro sopra questa soglia) garantiscono una riduzione dell’imposta sul reddito dovuta di:

  • 950 euro l’anno per ciascun figlio di età superiore o uguale a 3 anni
  • 1.220 euro l’anno per ciascun figlio di età inferiore a 3 anni.

Ci sono ulteriori maggiorazioni di 400 per euro per ciascun figlio disabile e 200 euro per ciascun figlio nel caso di chi ha almeno 3 figli a carico. La detrazione è fruibile direttamente in busta paga solo sui ratei dello stipendio escludendo tredicesima e quattordicesima, oppure il lavoratore ne può fruire direttamente in sede di conguaglio fiscale, attraverso la dichiarazione dei redditi.

Purtroppo però tutto ciò cambierà dal 1 gennaio e quindi i lavoratori con un figlio a carico di età superiore ai 30 anni cesseranno di beneficiare della detrazione prevista. L’unica eccezione è rappresentata dai genitori con figli disabili per i quali la detrazione continuerà ad essere riconosciuta. Se si guarda il quadro generale, perdere circa 80 euro al mese equivale a perdere 950 euro l’anno.

La somma sale a 1150 euro nei casi in cui oltre al figlio di 30 anni ce ne fossero almeno altri due (con il riconoscimento quindi della maggiorazione di 200 euro). Con questa decisione il Governo Meloni ha espressamente “dichiarato guerra” ai figli o alle figlie che, ben oltre la maggior età, continuano a vivere con i genitori senza cercare lavoro attivamente e senza studiare.

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