Se la busta paga riporta un’assunzione part-time ma il lavoro svolto è full-time, cosa può fare il dipendente per far valere i propri diritti?
Il lavoro è importante più che mai in questo periodo, eppure, succede spesso che il datore di lavoro presenti una busta paga con assunzione part-time ma si lavora full-time.
Su questa tema un Lettore ci chiede cosa può fare e come tutelarsi considerando che oltre alla paga inferiore gli saranno anche versati contributi inferiori. Quindi, anche la futura pensione sarà di importo inferiore.
La normativa del lavoro tutela il lavoratore e nell’ambito dei rapporti lavorativi ha un valore significativo il principio dell’effettività. Un principio che mette al centro del sistema il lavoratore e le ore effettive lavorate a prescindere da cosa riporta la busta paga o il contratto di lavoro. La normativa tutela il dipendente da abusi del datore di lavoro.
Busta paga: assunzione part-time ma si lavora full-time, cosa fare?
Nei casi in cui la busta paga indichi meno ore di quante effettivamente il lavoratore svolge, necessità l’onere della prova.
Una sentenza del Tribunale di Prato n. 136/21 ha precisato alcuni principi importanti. Nello specifico, un lavoratore aveva richiesto le differenze retributive al datore di lavoro. Il lavoratore dichiarava di aver svolto del lavoro straordinario e non corrispondeva a quello previsto nella busta paga con un rapporto a tempo part-time. Il datore di lavoro aveva contestato le affermazione del lavoratore presentando come prove la documentazione di assunzione come autista e le buste paga. Però, il giudice non ha ritenuto la documentazione sufficiente a dimostrare l’effettivo lavoro svolto dal lavoratore.
Il tribunale ha sancito un principio chiaro e definito, che definisce il rapporto di lavoro part-time in assenza di prova idonea, si presume a tempo pieno. Inoltre, l’onere della prova dell’orario ridotto della prestazione lavorativa è a carico del datore di lavoro. Questo principio precisa che l’orario di lavoro full time è la regola, mentre, l’orario ridotto è un’eccezione.
Quindi, se il lavoratore dimostra che lavora più ore di quelle menzionate nel contratto, spetta il datore di lavoro l’onere della prova di dimostrare l’eccezione rispetto alla regola generale dell’orario di lavoro contrattuale. Il giudice precisa che le buste paga sono documenti elaborati dal datore di lavoro, inoltre, bisogna considerare che il lavoratore acconsente a determinate condizioni per non perdere il posto di lavoro.
Inoltre, se il lavoratore assunto a tempo pieno, dovesse contestare lavoro straordinario svolto non inserito in busta paga, l’onere della prova spetta al lavoratore. In questi casi sono i testimoni che dichiarano lo svolgimento delle ore in più. Ma la Cassazione, di recente, ha accettato anche la prova video, anche se acquisita in ambiente lavorativo.
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Contributi non versati per la pensione
Un altro aspetto da considerare è la mancata di contribuzione obbligatoria versata dal datore di lavoro. Infatti, con il contratto part-time, il datore versa meno contributi rispetto al contratto di lavoro a tempo pieno. Quindi, il lavoratore ha un doppio danno, una retribuzione inferiore e un accumulo contributivo inferiore con la conseguenza di un assegno pensione più basso. Pensione: contributi non versati dall’azienda? L’Incredibile decisione dell’INPS
Se il lavoratore, come sopra abbiamo menzionato, denuncia il datore di lavoro, i giudici considerano anche quest’aspetto e potrebbe includere anche il danno subito dal lavoratore. Il più delle volte condanna il datore di lavoro a versare la contribuzione mancante e a risarcire il lavoratore nel caso la contribuzione è prescritta.
Riepilogando, il lavoratore può denunciare il datore di lavoro del lavoro svolto a tempo pieno se la busta paga riporta un rapporto di lavoro part-time. Inoltre, può chiedere che gli venga riconosciuta anche la contribuzione INPS non versata ai fini della pensione.