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Buoni postali prescritti, scaduti o ritirati: quale effetto sul capitale e interessi?

I buoni fruttiferi postali sono una tipologia molto nota di investimento con restituzione del capitale garantito a scadenza e rendimento cedolare.

I buoni postali emessi dal 18 novembre 1953 al 13 aprile 2001 hanno infatti come titolarità il ministero dell’Economia e delle Finanze e oggi Cassa Depositi e Prestiti.

Per queste motivazioni i BFP sono un di prodotto di risparmio che riscuote la fiducia di molti risparmiatori che si affidano a poste italiane a volte inconsapevoli degli effetti su capitale e interessi della fine dell’investimento.

Prescrizione, scadenza o conclusione volontaria dell’investimento hanno sul capitale effetti diversi; proviamo a conoscerli nel dettaglio. Sono diverse le tipologie di buoni fruttiferi postali; essi variano in base alla scadenza e ai rendimenti annui lordi nonché agli scaglioni temporali necessari per acquisire il diritto a ricevere gli interessi.

Buoni Fruttiferi Postali; gli errori da evitare che possono incidere sul rendimento finale

Una forma di risparmio con ottime possibilità di far fruttare il proprio denaro di cui il risparmiatore dovrebbe conoscere le semplici caratteristiche; non è sempre così. Per evitare errori che possono incidere sul rendimento finale bisogna in primo luogo assicurarsi di disinvestire al raggiungimento del tempo minimo di sottoscrizione.

Esso differisce a seconda del Buono, per avere un esempio il Buono 4×4 ha scadenza di 16 anni e ha un rendimento annuo lordo a scadenza del 3%. Sebbene il capitale iniziale possa essere rimborsato in qualsiasi momento gli interessi maturati, si accumulano sul capitale solo dopo un minimo di 4 mesi. È così che disinvestire o lasciare che il buono scada in modo naturale, garantisce il capitale iniziale, con la differenza degli interessi a cui si può avere o meno diritto.

Un’altra differenza importante da tenere in considerazione è quella tra la scadenza e la prescrizione; la scadenza è la data in cui un buono fruttifero postale termina cessando di produrre interessi. La prescrizione invece è il momento in cui il rimborso, una volta scaduto il titolo, non può essere più richiesto. Tra la scadenza e la prescrizione passano solitamente 10 anni.

In questo arco temporale si ha sempre ancora diritto al capitale depositato più gli interessi. La sottoscrizione dei buoni fruttiferi postali può avvenire in forma cartacea o dematerializzata. Si sottoscrivono presso un ufficio postale o in modalità online accedendo al sito di Poste Italiane oppure tramite App BancoPosta.

Esistono dei Buoni Fruttiferi Postali che non cadono in prescrizione?

Per ottenere il rimborso dai buoni cartacei ci si rivolge all’ufficio postale in cui si è effettuata la sottoscrizione ottenendolo in genere immediatamente. Qualora il rimborso avvenisse in un altro ufficio postale, il risparmiatore dovrà invece attendere circa 4 giorni per via dei controlli che il sistema deve effettuare. A prescindere dalle tempistiche del rimborso, questo può essere incassato in contanti, accreditato sul conto corrente BancoPosta oppure su un Libretto di risparmio.

Esistono dei Buoni Fruttiferi Postali che non cadono in prescrizione? La risposta è si e sono quelli dematerializzati. Essi, infatti, fanno affidamento al sistema telematico di Poste essendo obbligatorio per la sottoscrizione che il risparmiatore sia titolare di un conto corrente BancoPosta o di un Libretto Smart. Alla scadenza, il capitale e gli interessi saranno accreditati in automatico senza possibilità di perdere quanto dovuto.

Andrea Carta

Ha studiato Analisi Tecnica dei mercati finanziari e ha svolto la professione di trader indipendente fino al 2019. Appassionato di letteratura e scrittura creativa, concilia le sue conoscenze ed esperienze scrivendo articoli in tema finanziario, socio economico e politico

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