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Buoni pasto, cosa succede il 15 giugno e perché non si potranno usare

Cosa succede sul tema buoni pasto, arriva l’annuncio dell’Ascom in merito ad uno sciopero di 24 ore organizzato per il 15 giugno: i dettagli

Novità circa il tema tema e la questione inerente i buoni pasto, stando a quanto si apprende il prossimo 15 giugno non vi sarebbe la possibilità di fare pagamenti mediante quest’ultimi; ad annunciarlo è l’Ascom, l’associazione di categoria dei commercianti, che ha lanciato uno sciopero di 24 ore.

fonte foto: adobestock

A riportare la notizia è Torino Today, il quale per l’appunto fa cenno ad un blocco che riguarderà dai piccoli esercizi di vicinato sino ai supermercati e gli ipermercati della distribuzione organizzata, i quali hanno optato per la protesta nei confronti di un sistema il quale, a causa di commissioni al venti per cento, non è ritenuto essere più economicamente sostenibile. La richiesta alle istituzioni è quella di una riforma del sistema.

Paolo Troccoli, il vicepresidente Epat con delega alla tematiche dei buoni pasto, ha spiegato, si legge, che con tale “giornata di sospensione del servizio vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto”.

Questi ha anche aggiunto che si tratta di “una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono“. Lo scopo legato alla protesta è quello di “salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli”.

Buoni pasto, la protesta del 15 giugno: alcuni dettagli

Tiene banco dunque il tema legato ai buoni pasto, argomento che desta interesse e suscita attenzione; come si legge quindi dall’approfondimento di Torino Today, il 15 giugno è stata dunque organizzata la protesta legata ai buoni pasto con la sospensione del servizio, così come annunciato da Ascom, l’associazione di categoria dei commercianti.

Già in precedenza è stato affrontato tale tema, in merito alla protesta delle associazioni di categoria, ragioni e dettagli, e alla domanda inerente un eventuale e teorico addio.

Tornando al punto in quesitone, per Troccoli, il buono pasto corre il rischio di “divenire davvero inutilizzabile“, si legge, e secondo quest’ultimo occorrerebbe una “vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese”, le quali sono “quelle che danno il servizio ai lavoratori”.

Troccoli ha anche aggiunto che vi è urgenza per far si che “la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di € non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti”, visto che, ha sottolineato, “saremo sempre noi a pagarli”.

In merito alla questione legata alla gara Consip, la quale è la centrale di acquisti della pubblica amministrazione, vengono riportate le parole del direttore Epat Ferraro, il quale ha spiegato che “Nella Gara per le grandi committenze pubbliche del servizio buoni pasto, la centrale pubblica di acquisti Consip, conferma che le commissioni a carico della rete degli esercizi convenzionati dipendono esclusivamente dal risparmio di spesa per le casse dello Stato”.

Quest’ultimo ha aggiunto che è per tale ragione che “si parla di una tassa occulta sulla ristorazione e distruzione del valore di oltre 200 milioni l’anno”, la quale viene pagata, secondo questi, solo e soltanto dagli esercenti convenzionati . Inoltre, si legge, circa le parole di Ferraro, che in sostanza “lo Stato risparmia non curandosi della qualità del servizio degli oneri per gli esercenti“, qualcosa che, secondo quest’ultimo “non ci pare una politica di incentivazione alle economie delle piccole – medie aziende soprattutto nel post covid”.

Secondo Ferraro il problema sottolineato si eviterà soltanto “garantendo il valore facciale del bono che invece con tale meccanismo lo Stato compra scontandosene il valore del venti per cento”.

Dario Quattro

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