I buoni fruttiferi postali sono prodotti di investimento sicuri e affidabili, tuttavia non sono esenti da brutte sorprese. Una in particolare ha riguardato una donna che, in giudizio, ha però ottenuto una importante vittoria legale contro le Poste.
I buoni fruttiferi postali (Bfp) sono tradizionalmente associati ad una componente di sicurezza e solidità dell’investimento effettuato. Certamente per il risparmiatore i guadagni non sono eccezionali, ma i rischi sono davvero ridotti.
Tuttavia recentemente, e proprio su questo tema, una causa in tribunale ha visto contrapposti Federconsumatori e Poste Italiane: la vicenda aveva ad oggetto la richiesta di rimborso buoni fruttiferi prescritti e la decisione del giudice, al termine del processo, ha visto la vittoria dell’associazione.
Vediamo allora più da vicino i contenuti del caso deciso dal giudice di pace del tribunale di Grosseto e cogliamo anche l’occasione per ricapitolare in sintesi le caratteristiche clou dei buoni fruttiferi postali. I dettagli.
Onde avere ben chiaro il contesto di riferimento, vediamo insieme in sintesi che cosa sono i buoni fruttiferi postali. Ebbene essi altro non sono che prodotti di investimento, i quali assicurano un tasso di interesse fisso per tutta la durata del titolo. Detti buoni rappresentano un prodotto di investimento a basso rischio, sono disponibili in più scadenze e fino al termine massimo di 20 anni (una volta erano anche trentennali).
Come indica il sito web ufficiale di Poste italiane, i buoni fruttiferi postali non presentano costi di sottoscrizione e rimborso, tranne gli oneri fiscali. L’investitore inoltre può richiedere in ogni momento il rimborso del capitale investito entro il termine di prescrizione e può contare su una tassazione agevolata al 12,50%. Altra agevolazione è data dal fatto che i buoni fruttiferi postali sono esenti da imposta di successione.
Sul piano delle modalità di sottoscrizione, l’interessato potrà scegliere la tradizionale forma cartacea di emissione dei buoni – buoni cartacei – o, in alternativa, la più moderna forma dei buoni dematerializzati. E’ possibile acquistarli nelle sedi degli uffici delle Poste sparsi nel territorio italiano e, per i soli buoni dematerializzati, si possono utilizzare anche i canali online (poste.it e app BancoPosta).
La tutela evidente per il risparmiatore è che i buoni fruttiferi è che sono emessi da Cassa Depositi e Prestiti e garantiti dallo Stato italiano.
Come accennato in apertura, recentemente una vicenda in materia di rimborso buoni fruttiferi postali prescritti è finita nelle notizie di cronaca dei principali quotidiani e il motivo lampante è la vittoria legale di Federconsumatori contro Poste Italiane.
Infatti l’associazione ha aiutato una donna che aveva investito sui buoni fruttiferi, consentendogli di fatto di conseguire il rimborso di due prodotti risalenti a 22 anni fa, i quali erano stati considerati prescritti dalle Poste. Quando la risparmiatrice andò agli uffici delle Poste per il rimborso, constatò l’affermata prescrizione in quanto l’azienda aveva valutato di poterli collegare ad una serie sostitutiva con una scadenza a 7 anni. Ricordiamo che se il buono cade in prescrizione, fa sì che le Poste non siano più tenute a pagare e a rimborsarli.
Proprio così: l’azienda aveva opposto il rifiuto al rimborso ma l’intervento di Federconsumatori e l’avvio della causa legale ha portato ad una conclusione favorevole per la risparmiatrice, a riprova che è sempre importante sapere quali sono i propri diritti di consumatori – al fine di rivolgersi alle associazioni di tutela in ipotesi di controversie.
In particolare, in virtù del contributo determinante degli avvocati dell’associazione, è stato possibile giungere ad una decisione favorevole alla donna, perché in giudizio sono stati evidenziati elementi utili a chiarire che dietro ai buoni fruttiferi postali c’era l’indicazione della Serie Af, barrata a penna con il relativo rendimento, ma non comparivano né la dicitura Serie AA2, né le condizioni economiche correlate a essa o un timbro dell’ufficio.
Sostanzialmente, siccome in riferimento a detti buoni fruttiferi c’era soltanto una cancellazione a penna e le condizioni economiche relative alla serie Af, continuavano a valere le (migliori) condizioni originarie per detti buoni.
In conclusione, ecco perché il giudice di Pace del Tribunale di Grosseto ha così confermato quanto già evidenziato dall’Arbitro Bancario Finanziario, condannando le Poste non soltanto al rimborso dei buoni fruttiferi postali per 2.500 euro come previsto in origine, ma anche all’indennizzo delle spese. Quindi per la donna e per Federconsumatori è di fatto una doppia vittoria.
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