Come calcolare gli interessi per quanto riguarda i buoni fruttiferi postali, tra gli strumenti più diffusi e noti: di cosa si tratta
Quando si parla dei buoni fruttiferi postali ci si riferisce a degli strumenti molto noti, apprezzati ed estremamente diffusi in Italia al cui riguardo non mancano curiosità e spunti, come nel caso del calcolo degli interessi: come si calcolano e cosa c’è da sapere.
C’è sempre un forte interesse da parte di molti, quando si affrontano argomenti e temi che riguardano l’economia a diversi livelli, tra cui di certo vi sono investimenti e risparmi: uno strumento molto diffuso è il buono fruttifero postale, ma non tutti conoscono determinati dettagli al riguardo.
In un periodo in cui vi sono delle difficoltà economiche ed una situazione di cui tanto si sta parlando, con il caro prezzi, l’aumento di bollente e carburanti ed un costo della vita più alta, coloro che hanno magari messo da parte dei risparmi potrebbero avere intenzione di capire cosa farci, ovvero come investirlo.
In tal senso, tra gli strumenti come detto più noti ed apprezzati rispetto a solidità e sicurezza, vi sono i buoni fruttiferi postali, strumenti emessi da Cassa Depositi e Prestiti e garantiti dallo Stato Italiano, e in tal senso forse sarebbe preferibile parlare di strumenti di risparmio, in virtù dei rendimenti piuttosto contenuti.
Ecco che potrebbe interesse fonte di interesse avere maggiori info su come calcolare gli interessi.
Ad occuparsi di tale tema nel proprio approfondimento è blowingpost.it, che anzitutto si sofferma su di un aspetto riguardante i buoni emessi tra fine anni ottanta e metà anni novanta, che, viene spiegato e si legge, sarebbero oggetto di diatribe legali in relazione al loro rendimento.
Si legge infatti che quest’ultimi appartengono alla serie Q, emessi da Poste Italiane a partire da 1 luglio 1986 e fino a 31 ottobre 1995, e la questione riguarderebbe il calcolo degli interessi. Blowing Post spiega che Poste Italiane ha specificato che su quei buoni gli interessi vengono calcolati al netto dell’imposta, del 12,5% dal 1 settembre 1986, anno dopo anno e non in una unica soluzione alla scadenza. Viene ancora spiegato che la capitalizzazione applicata su tali titoli sarebbe di tipo “composto” e genererebbe, alla fine del calcolo, un rendimento minore rispetto a quanto ci si aspetterebbe.
Su Blowing Post si fa cenno anche all’introduzione sul mercato dei buoni 5×5, che hanno una durata di investimento pari a 25 anni, ed il tasso riconosciuto al possessore, al moneto della scadenza, è del 1,50% lordo. Volendo fare un calcolo per comprendere quale possa essere il guadagno reale a fine investimento, si può ad esempio immaginare di investire 1000 euro per il periodo massimo, quindi 25 anni. Alla scadenza, l’importo accreditato sarebbe pari ad euro 1394,58, poiché vi 1,015^25, cioè l’1,5% annuo lordo elevato per 25 anni = 1,450945.
Andando a moltiplicare il risultato per la cifra investita, quindi mill etero, si ottiene 1.450,95 euro. Gli interessi sarebbero i 450,95 euro in eccesso sul capitale iniziale al loro dell’imposta.
Al netto di imposta pari a 12,50%, gli interessi maturati calano a 394,58 euro, che addizionati ai mille del capitale fanno tale cifra.
Per chi volesse approfondire, qui maggiori dettagli circa le tipologie di buoni da poter considerare, aspetti che si possono ulteriormente approfondire anche qui, con la differenza tra cartaceo e dematerializzato ed altri dettagli.
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