Gli investitori ricorrono ai Buffer ETF soprattutto in tempi di crisi. Ma convengono davvero o presentano dei rischi?
I Buffer ETF si propongono come validi strumenti di investimento per proteggere i risparmiatori dalle oscillazioni al ribasso dei mercati. La garanzia che offrono, tuttavia, è soltanto parziale e, dunque, prima di acquistarli andrebbero analizzati con cura.

Secondo una ricerca condotta da AQR Capital Management, i Buffer ETF potrebbero triplicare il loro patrimonio nei prossimi cinque anni, raggiungendo un totale di 650 miliardi di dollari. Si tratta di un prodotto che unisce la sicurezza degli ETF con l’uso di opzioni, al fine di offrire una garanzia parziale agli investitori nei periodi di ribasso.
In altre parole, sarebbero una sorta di “cuscinetto” pensato per bilanciare le riduzioni dei rendimenti. Se il mercato scende, le perdite per gli investitori saranno inferiori rispetto a quelle che si avrebbero senza la garanzia dei Buffer ETF. Ma attenzione, perché anche questi strumenti possono celare dei rischi.
Buffer ETF: gli svantaggi che nessuno rivela ma che incidono sui guadagni
I Buffer ETF offrono una protezione agli investimenti nel caso di ribassi del mercato, ma a un prezzo: nei periodi altamente rialzisti, i guadagni sono limitati. Anche se dovessero esserci delle evidenti crescite, dunque, i fondi non subirebbero il rally sperato.

Un altro svantaggio di questi strumenti finanziari è la previsione di costi aggiuntivi che, ovviamente, determinano un taglio dei rendimenti netti. Per capire se convenga ricorrere o meno ai Buffer ETF nei momenti di crisi, bisogna fare delle valutazioni accurate, come suggerisce lo studio condotto da Cliff Asness e Daniel Villalon per AQR Capital Management.
Nel dettaglio, è stato mostrato proprio come questa categoria di ETF protegga nei momenti di forte ribasso ma non assicuri grandi guadagni in quelli di forte rialzo. Questo compromesso non giova a tutti gli investitori ma per qualcuno potrebbe rivelarsi addirittura infruttifero. La strategia dei Buffer ETF può rivelarsi vincente nei mercati altamente volatili, dove il pericolo di perdita è superiore, mentre non conviene nei mercati laterali o nei momenti di crescita moderata. In queste ultime ipotesi, infatti, i costi potrebbero risultare maggiori dei benefici.
A sostegno di quanto sostenuto, Cliff Asness e Daniel Villalon hanno analizzato il comportamento di 99 Buffer ETF e hanno riscontrato che la maggior parte dei prodotti finanziari ha collezionato risultati scoraggianti. Mentre, la predisposizione di un portafoglio maggiormente diversificato che includeva anche titoli di Stato ha determinato performance migliori.
In conclusione, investire nei Buffer ETF assicura una garanzia nei momenti di flessione dei mercati, ma l’acquisto va sempre ponderato a seconda dei propri obiettivi finanziari e del contesto economico e finanziario, perché la protezione comporta una contropartita che potrebbe ridurre i guadagni sperati.